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Ocse vede l'Italia sottozero: PIl del 2019 a -0,2%

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L'Ocse vede l'Italia sotto zero. Netto taglio del Pil rispetto alle previsioni di novembre 2018. Previsto un -0,2%.

Il Pil per il 2019 subisce un taglio netto rispetto alle previsioni di novembre dell’Ocse. A pesare è il rallentamento del commercio globale. Il sostegno al reddito non basta di fronte alle incertezze politiche e al calo della fiducia. Il dato dell’Italia prevede un -0,2% per quanto riguarda la previsione di crescita del 2019. L’organizzazione parigina è infatti la più grande istituzione a tagliare così tanto la proiezione in negativo. Si tratta di una previsione molto lontana da quel +1% previsto dal Governo, e che dovrà essere per forza revisionato con il Def di aprile.

Le previsioni dell’Ocse

Anche la Germania non sfugge alla revisione, vedendo peggiorare la stima per la sua crescita di 0,9 punti rispetto all’ultimo documento Ocse di novembre 2018. Berlino registra comunque una crescita dello 0,7%. Nel complesso, nell’area della moneta unica, gli economisti parigini prevedono un andamento all’1% nel 2019 e all’1,2% nel 2020. Anche l’Italia, nel 2020, dovrebbe tornare a vedere la luce, con una previsione di +0,5%.

“La crescita economica globale continua a perdere forza” scrive l’Ocse nelle conclusioni del rapporto. “Le alte incertezze politiche, le perduranti tensioni commerciali e una ulteriore erosione nella fiducia di imprese e consumatori stanno contribuendo al rallentamento”.

La situazione dell’Italia

Nel resoconto Ocse si riconosce come l’Italia stia pagando un prezzo particolarmente alto dal rallentamento della crescita del commercio globale, scesa intorno al 4% nel 2018 contro il 5,25% dell’anno precedente. L’organizzazione riconosce inoltre come in Italia e Francia, il miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro, un’inflazione inferiore alle attese e le misure per le famiglie a basso reddito “dovrebbero aiutare a supportare la crescita reale dei salari e le spese delle famiglie“. D’altro canto, “l’incertezza politica e il ribasso della fiducia dovrebbero pesare ulteriormente sugli investimenti delle imprese e sulle prospettive commerciali”.