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Whirlpool, tavolo tra l'azienda e Di Maio: "Nessuna chiusura"

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Il vicepremier ha assicurato: "Nessuna chiusura e nessun disimpegno. Abbiamo avuto conferme importanti"

Uno dei temi caldi dell’attualità, sopratutto per il ministro Di Maio, è senza dubbio il caso Whirlpool. Il vicepremier si è infatti recato ad un tavolo con l’azienda, le Regioni, i rappresentanti sindacali e le figure apicali delle multinazionale, al termine del quale ha diramato una nota: “Nessuna chiusura, nessun disimpegno e la piena occupazione dei lavoratori coinvolti in questa vicenda: questi sono i capisaldi che abbiamo ottenuto e sui quali possiamo ricostruire. Oggi abbiamo avuto delle conferme importanti che fanno segnare uno step decisivo per la situazione del sito di Napoli”.

Whirlpool: “Incontro positivo”

“Il risultato dell’incontro è positivo. Abbiamo ribadito la strategicità dell’Italia e che investiremo 250 milioni. Abbiamo confermato, come richiesto dal ministro Di Maio nello scorso incontro, che non chiudiamo il sito di Napoli e che garantiremo l’occupazione” ha affermato il delegato per l’Italia, Luigi La Morgia. “Adesso grazie all’aiuto del ministro ci muoveremo su un tavolo di discussioni di merito per andare a analizzare tutte le possibili soluzioni con il supporto delle parti sociali e delle istituzioni”.

Presidio al Mise

All’esterno del Ministero dello Sviluppo Economico, alcuni lavoratori dell’azienda, circa 300, si sono riuniti al grido di “Dignità dignità” e “Whirlpool Napoli non molla”. “La gente come noi non molla mai” hanno poi ripetuto più volte gli addetti ai lavoratori della multinazionale di elettrodomestici mentre attendevano il tavolo sul futuro dell’azienda. L’incontro era previsto per venerdì 21 giugno, ma è stato poi rimandato. Sembra inoltre che i sindacati abbiano denunciato la spedizione di alcune lavatrici in magazzini situati in Polonia e in altre nazioni, come segno evidente della “volontà di disimpegnare definitivamente il sito di Napoli e di spostarsi dall’Italia”. A tale proposito è stato richiamato in causa l’accordo siglato con il governo a ottobre.