> > Ex Ilva, caso ArcelorMittal: tra decreti, tavoli ministeriali e sindacati

Ex Ilva, caso ArcelorMittal: tra decreti, tavoli ministeriali e sindacati

ArcelorMittal, Ministero Mise

Di Maio "Salvaguardare l’indotto e il rispetto dell’ambiente non si escludono a vicenda".

La vicenda dell’ex-Ilva è sintomatica della patologia di governo, quella contro le imprese, l’ambiente, lo sviluppo. Come prevede una nuova disposizione del “decreto Crescita” dopo quel l’immunità penale che ha coperto finora gli amministratori dell’ex Ilva, non ci sarà altra scelta che chiudere gli impianti dell’acciaieria di Taranto ora gestita da ArcelorMittal. La situazione ormai divenuta paradossale racconta uno spaccato di realtà che dati alla mano mette a rischio 20mila posti di lavoro, l’1% del Pil nazionale e il risanamento ambientale dell’intera area tarantina. L’ennesimo cambio di rotta a firma Luigi Di Maio si ripresenta come una mossa di campagna elettorale più che un provvedimento per il bene del paese. Perchè mai come adesso, il cartello issato davanti agli investitori esteri recita “Se volete investire in Italia, non fatelo”.

Decreto (de)Crescita?

“Sull’Ilva tutti vogliamo trovare una soluzione. Salvaguardare l’indotto e il rispetto dell’ambiente non si escludono a vicenda. Se però la risposta è il ricatto, non va bene. Siamo aperti al dialogo, mi auguro lo sia anche Mittal” lo ha dichiarato il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico in risposta alla possibilità che il 6 settembre (ovvero la data che sancisce lo stop delle immunità secondo il decreto crescita) ArcelorMittal lasci lo stabilimento pugliese.

L’azione sindacale

Nervi tesi, nervi d’acciaio, anche per i sindacati che nel discutere con la proprietà l’apertura della procedura di cassa integrazione hanno ricevuto una risposta di totale chiusura. Fiom, Uilm, Ugl e Fim hanno domandato lo slittamento della procedura nell’attesa dell’incontro ministeriale volto a comprendere i termini della vertenza ex Ilva: da ArcelorMittal però è emerso che prevarrà la volontà di voler proseguire unilateralmente. Intanto è previsto uno sciopero di 8 ore su tre turni programmato per la giornata del 4 luglio 2019, oltre al ricorso agli enti di competenza per impedire l’utilizzo della medesima cassa integrazione da parte della proprietà.