Alberto Pastori Il piano industriale illustrato da Unicredit prevede una riduzione del personale di circa 8.000 unità nell’arco 2020-2023. Inoltre, l’ottimizzazione della rete di filiali porterà alla chiusura di circa 500 sportelli. Il personale colpito sarà soprattutto quello delle sedi di Italia, Germania e Austria. In quelle Nazioni, verrà ridotto complessivamente del 21% e verrà chiuso il 25% delle filiali. E proprio l’Italia sembra essere il Paese in cui ci sarà la parte più consistente degli esuberi. Degli 1,4 miliardi di euro di costi di integrazione stimati per la loro gestione, infatti, 1,1 miliardi riguarderanno l’Italia (pari al 78% del totale) e solo 0,3 miliardi l’Austria e la Germania.
Il ceo di Unicredit, Jean Pierre Mustier, nella call con le agenzie ha detto: “Preferiamo il buyback alle fusioni e solo piccole acquisizioni bolt-on“, cioè che integrano le attività della banca, “saranno prese in considerazione”.
Unicredit: il piano industriale
Durante la call Mustier spiega che la strategia di Unicredit per quanto riguarda la bancassurance è quella di “lavorare con dei partner piuttosto che di fare da soli”. “Il contesto regolamentare è favorevole per le banche grazie al Danish compromise, ma probabilmente non durerà per sempre” continua Muster “e per questo non vogliamo prenderci rischi sul fronte regolamentare”.
L’obiettivo di Unicredit è quello di creare 16 miliardi di valore per gli azionisti nell’arco del piano 2020-2023. Inoltre, vuole aumentare al 40 per cento la distribuzione di capitale per il 2019. Il piano strategico di Unicredit prevede, inoltre, la realizzazione di un utile di 5 miliardi di euro nel 2023, con una crescita aggregata dell’utile per azione di circa il 12% nel periodo 2018-2023. Il ritorno sul capitale tangibile (rote) sarà “pari o al di sopra dell’8%” per tutto il piano.
