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Bonus Governo, metà degli avvocati italiani ha chiesto i 600 euro

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Bonus del Governo, metà degli avvocati italiani ha richiesto i 600 euro. Parola al presidente Antonio De Notaristefani.

Bonus del Governo, metà degli avvocati italiani ha richiesto i 600 euro. Il sussidio stanziato per lavoratori autonomi e partite Iva durante l’emergenza coronavirus è stato inoltre richiesto anche da molti notai. Conferma il presidente dell’Unione delle Camere Civili: “Gli avvocati italiani sono 240mila e 131mila hanno chiesto di accedere al reddito di ultima istanza”.

Tra coloro che, nonostante il down del sito dell’Inps, hanno fatto richiesta del bonus governativo ci sono anche 353 notai (ma non si esclude che nei prossimi giorni il numero sia destinato a crescere ulteriormente). Un dato che ha sollevato non poche polemiche, dal momento che il reddito medio della categoria si aggira intorno ai 300 mila euro. Secondo il presidente della Cassa del Notariato Giambattista Nardone, a chiedere aiuti allo Stato sono i giovani notai, che percepiscono i redditi più bassi della categoria: “Sono 856 i nuovi colleghi entrati in esercizio negli ultimi 4 anni, di cui 406 nel 2019”.

La richiesta dagli avvocati

Il presidente dell’Unione delle Camere Civili, Antonio De Notaristefani, ha confermato la notizia che girava da qualche giorno: oltre metà degli avvocati italiani ha chiesto il bonus da 600 euro messo in campo dal Governo. Il decreto Cura Italia, stanziando ingenti risorse a sostegno dei lavoratori per l’emergenza Covid-19, ha disposto un sussidio per gli autonomi e le partite Iva, bonus che però anche gli avvocati hanno deciso di usufruire, nonostante i redditi mediamente elevati per chi pratica tale professione: “C’è il fermo totale dell’attività ed è ragionevole prevedere che a breve le conseguenze per la situazione economia della classe forense saranno devastanti: gli avvocati italiani sono 240mila e 131mila hanno chiesto di accedere al reddito di ultima istanza. La crisi colpisce soprattutto i più deboli, e dunque in primo luogo i più giovani. Se studi strutturati dovranno tagliare i costi, i primi purtroppo saranno proprio quelli dei collaboratori”, ha cercato di chiarire il presidente.

Numerosi provvedimenti riconosciuti sono stati proposti alla categoria – e già riconosciuti ad altre – per aiutare i più deboli, come il credito d’imposta per il canone di locazione e la sospensione delle rate di mutuo per gli studi professionali.

Le parole dei civilisti

“Sospendere tutto è stata una scelta condivisibile di fronte a un’emergenza sanitaria gravissima: ma non si può protrarre il blocco totale dell’attività giudiziaria. Un processo civile ha una larga porzione che si tratta per iscritto. Nella Fase 2 si può incrementare la trattazione per iscritto: questo consentirebbe di ridurre l’afflusso in tribunale in misura tale da renderlo gestibile”, affermano i civilisti chiedendo che venga dato il via libera alla Fase 2 per la giustizia. La videoconferenza, in questi casi, è sconsigliabile date le numerose controindicazioni: “L’udienza civile è un momento di discussione e confronto, smaterializzarla è un rischio serio e grave per i diritti dei cittadini. Durante un’emergenza senza precedenti, forse è anche accettabile la compressione dei diritti di tutti ma al suo termine questa compressione deve cessare. E su questo è imprescindibile una chiara presa di posizione della politica. La gestione dell’emergenza non può essere lo strumento per ridurre le garanzie del processo e questo soprattutto nell’interesse dei cittadini. Insomma non può essere il cavallo di Troia per introdurre riforme che non siano adeguatamente condivise dagli operatori e oggetto di un’approfondita analisi”.