> > Coronavirus, allarme su Pil: "Calo mai visto, nel primo semestre -15%"

Coronavirus, allarme su Pil: "Calo mai visto, nel primo semestre -15%"

industria

Coronavirus e flessione del Pil, l'Upb lancia l'allarme: "Calo dell'attività economica più forte mai registrato".

L’emergenza coronavirus sta causando gravi danni all’economia italiana, come testimoniano i dati raccolti sul Pil dei primi mesi del 2020. Dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio (Upb) arriva l’allarme: “Calo mai visto, nel primo trimestre -15%”. La stima dell’Upb è preoccupante: le ore di cassa integrazione sono triplicate rispetto alla crisi del 2009.

Coronavirus, calo Pil mai visto

“Si prefigura per la prima metà dell’anno un calo dell’attività economica di intensità eccezionale, mai registrato nella storia della Repubblica”. La previsione dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio è tragica: per l’economia italiana il futuro non è mai stato così buio. Nella nota congiunturale di aprile, l’Upb scrive: “Nell’insieme dei primi due trimestri del 2020 il Pil si ridurrebbe cumulativamente di circa quindici punti percentuali“. L’economia, secondo l’Ufficio di Bilancio, tornerebbe a espandersi durante l’estate, solo però in caso di un rallentamento dell’epidemia. “Nell’ipotesi di un regresso dell’epidemia l’attività tornerebbe ad espandersi nel trimestre estivo -continua l’Upb- Serve massima cautela nella valutazione delle stime che risentono di un’incertezza estremamente elevata”.

Triplicano richieste di cassa integrazione

La crisi annunciata dall’Ufficio di Bilancio ha ripercussioni anche sulla richiesta di ammortizzatori sociali. “Si stima, per la sola parte relativa alle richieste cig [cassa integrazione, ndr], che il numero complessivo di ore autorizzate possa essere ampiamente superiore, anche triplo, rispetto ai valori massimi storicamente osservati su base mensile dalla crisi finanziaria del 2009″. L’Upb ricorda che le informazioni diffuse dall’Inps indicano che le richieste per la cig con causale covid 19 pervenute fino al 10 aprile riguardano circa 2,9 milioni di lavoratori mentre le istanze relative all’assegno ordinario coinvolgono circa 1,7 milioni di beneficiari.