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Coronavirus, dieci milioni di italiani rischiano la povertà assoluta

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A causa del coronavirus dieci milioni di italiani sono a rischio povertà. L'allarme arriva anche dalla Caritas e dai ricercatori.

Il coronavirus ha stravolto migliaia di italiani e li condanna al rischio di povertà assoluta. Dieci milioni di famiglie hanno un conto in banca con cifre estremamente preoccupanti. Il covid-19 ha stravolto la salute ma potrebbe stravolgere tremendamente l’economia del Bel Paese.

Coronavirus, gli italiani a rischio povertà

Dieci milioni di italiani sono a rischio povertà assoluta per il coronavirus. Sono troppe le famiglie che per colpa dell’emergenza hanno dovuto rinunciare al lavoro già in affanno in tempi non sospetti. Adesso, con un’Italia chiusa da due mesi per l’emergenza, ci sono tantissime persone che in banca sopravvivono con meno di 900 euro e in tempi d’emergenza ce ne vorrebbero almeno 2.200 a testa.

In un’Italia che conta già 9 milioni di poveri, un terzo coperto dal reddito di cittadinanza, si potrebbe creare uno scenario apocalittico, dove sarebbero davvero troppe le famiglie ridotte per il covid-19 sotto la soglia di povertà.

L’allarme dalla Caritas Italiana

Secondo uno studio fatto dal ricercatore Salvatore Morelli, il tasso di risparmio eroso in dieci anni, ovvero dal 2008 al 2018, è passato dall’8% al 2,5%. I dati sono preoccupanti e vengono confermati trasversalmente anche dalla Caritas Italiana, in queste ore in prima linea ad aiutare le famiglie indigenti. Andrea La Regina della Caritas racconta che si “registra un afflusso dal 20 al 50% più alto nelle nostre strutture“.

L’ex ministro e docente universitario Fabrizio Barca addirittura ipotizza che alcune aziende, già prima del covid in difficoltà, dopo la crisi potrebbero sparire definitivamente: “Il 20-30% delle piccole e medie imprese che già prima della crisi da Covid erano ai limiti della tenuta, perché poco resilienti con bassa produttività e bassi salari – spiega l’ex ministro – ora rischiano l’ estinzione. Poi ci sono 6-7 milioni di lavoratori che fin qui vivevano di reti informali e famigliari, ora fuori da ogni aiuto del decreto Cura Italia”.