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Coronavirus, rincaro prezzi con super aumenti per carne e frutta

Coronavirus: rincaro prezzi

Super rincaro dei prezzi per via del Coronavirus, soprattutto per quanto riguarda i beni di prima necessità.

L’Italia sta vivendo una forte crisi a causa della pandemia Coronavirus, il rincaro dei prezzi si fa sentire forte soprattutto per quanto riguarda i beni di prima necessità, ma non solo. Questi aumenti hanno conseguenze soprattutto nelle famiglie più colpite economicamente dall’emergenza sanitaria, che hanno un componente senza lavoro e che ancora non hanno ricevuto la cassa integrazione.

Coronavirus e rincaro prezzi

Per i beni alimentari, già da aprile 2020 i prezzi sono iniziati a salire. Secondo i dati Euristat abbiamo:

  • Cibo in genere +3,3%
  • Frutta +8,5%
  • Verdura +4,8%
  • Uova +3,4%
  • Pollame +4,3%
  • Maiale +4,2%
  • Zucchero +2,7%.

Salgono dunque soprattutto i prezzi delle proteine meno care e dei prodotti fonte di vitamina E, alimentari che soprattutto i meno abbienti tendono ad acquistare. Le fonti proteiche più costose come manzo, vitello, pesce, frutti di mare, vedono un aumento meno significativo (+1,6-2,4%).

I beni durevoli, come ad esempio l’elettronica di consumo, non hanno subìto rincari e sono addirittura più economici rispetto al 2019. La crisi Coronavirus ha ridotto il potere d’acquisto di chi guadagna meno, ma non dell’altra fascia di popolazione.

Aumentano i prezzi anche in vacanza

Da giorni le associazioni di categoria stanno denunciando la situazione, che va a toccare anche i prezzi del caffè al bar, con rincari in alcune città italiane. Diversi esercizi commerciali hanno applicato una tassa Covid, ovvero un contributo inserito in scontrini fiscali fino a 4 euro, per giustificare i costi di sanificazione obbligatoria.

Aumentano anche i listini di ombrelloni e sdraio, trasporti e strutture ricettive, tanto che il presidente Ugcons ha lanciato un allarme: “In molti ci riferiscono di rincari che sfiorano il 50% per alcuni esercizi commerciali. È vero che la crisi ha colpito tutti, ma rifarsi sulle tasche dei consumatori è scorretto”, dichiara Paolo Mattei.