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Pensioni più basse a partire dal 2021, governo ritocca i coefficienti

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A partire dal 1° gennaio 2021 chi si ritirerà dal lavoro avrà pensioni più basse in conseguenza del taglio dei coefficienti effettuato dal governo.

Pensioni più basse per chi si ritirerà dal lavoro a partire dal 1° gennaio 2021: è questa la novità introdotta dal governo tramite un apposito decreto del ministero del Lavoro pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 1° giugno, che stabilisce un ritocco al ribasso dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo per il biennio 2021 – 2022. Una modifica che non cadrà su chi è attualmente in pensione o su chi ci andrà nei prossimi mesi, ma solo per coloro che si ritireranno dal lavoro con l’anno venturo.

Pensioni basse, governo taglia i coefficienti

In sostanza, tramite il ministero del Lavoro il governo ha modificato al ribasso quei coefficienti che vengono utilizzati per calcolare la quota contributiva di una pensione sulla base dei contributi versati nel corso della vita lavorativa di un cittadino. Nel decreto si può infatti leggere che: “A decorrere dal 1° gennaio 2021, i divisori e i coefficienti di trasformazione di cui alla tabella A dell’allegato 2 della legge 24 dicembre 2007, n. 247 e alla Tabella A della legge 8 agosto 1995, n. 335, sono rideterminati nella misura indicata dalla tabella allegata al presente decreto, di cui costituisce parte integrante”.

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I coefficienti variano inoltre a seconda dell’età anagrafica del lavoratore, di modo che la pensione percepita sia più elevata in proporzione a quanto più in ritardo una persona si ritira dal lavoro. Fino al 31 dicembre 2020 chi si ritirerà dal lavoro a 57 anni ad esempio potrà sfruttare un coefficiente di trasformazione del 4,20% mentre chi si ritirerà a 71 anni del 6,513%. Con la modifica attuata dal ministero del lavoro questi coefficienti verranno abbassati rispettivamente al 4,186% (- 0,33%) e al 6,466% (- 0,72%). Non è ovviamente il primo taglio che le pensioni italiane subiscono; i coefficienti vengono infatti periodicamente aggiornati ogni tre anni in modo che possano essere in linea alle aspettative di vita della popolazione.