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Cgia di Mestre: "Con la crisi economica si rischia boom del lavoro nero"

cgia lavoro nero

Secondo uno studio della Cgia di Mestre ci sarà un aumento del lavoro nero a causa della crisi economica causata dal coronavirus.

Secondo la Cgia di Mestre la crisi economica causata dall’emergenza coronavirus potrebbe causare un boom di lavoro nero. Parte dei 3,6 milioni di lavoratori che secondo le previsioni dell’Istat rischiano di perdere la propria occupazione potrebbe infatti essere assorbita dall’economia sommersa.

Cgia di Mestre sul lavoro nero

Si tratta di tutte quelle persone che, non riuscendo a trovare un nuovo lavoro, ne accetteranno uno irregolare e si improvviseranno abusivi. Una scelta che permetterà loro di percepire qualche centinaio di euro a settimana ma senza alcun versamento di imposte né contributi previdenziali e assicurativi. A rimetterci in questa situazione non saranno soltanto le casse dello Stato e dell’Inps ma anche le molte attività e imprese che spesso subiscono la concorrenza sleale di questi soggetti.

L’Ufficio studi del Veneto ha stimato che attualmente in Italia ci sarebbero 3,3 milioni di occupati in nero per un totale di 78,7 miliardi di euro di valore aggiunto prodotto da questi lavoratori abusivi. Si tratta di un esercito di invisibili che ogni giorno “si reca nei campi, nei cantieri edili, nelle fabbriche o nelle case degli italiani per prestare la propria attività lavorativa“.

Il 38% di essi è situato nelle regioni del Sud mentre il territorio con meno fenomeni del genere è la Valle d’Aosta. Secondo l’ultima stima redatta dell’Istat e relativa al 1° gennaio 2018, in Calabria il tasso di irregolarità è pari al 21,6% (136.400 irregolari), in Campania al 19,8% (370.900 lavoratori in nero), in Sicilia al 19,4% (296.300), in Puglia al 16,6% (229.200) e nel Lazio al 15,9% (428.200). A livello nazionale la media ammonta al 13,1%.