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Cgia: ogni italiano ha perso 2.500 euro per il coronavirus

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Ogni italiano ha perso 2.500 euro per il coronavirus, la Cgia e i dati sull'economia del Paese.

Dati alla mano, la pandemia da coronavirus sta costando molto cara ai cittadini: nello specifico, secondo i dati diffusi da Cgia, ogni italiano avrebbe perso 2.500 euro in questo 2020. Nello specifico la media è di 2.484 euro con picchi di 5.575 euro nella città di Milano e poi a scendere, 4.058 a Bolzano, 3.645 a Modena, 3.603 a Bologna e 3.456 euro a Firenze. Dati senza dubbio allarmarti che colpiscono sia il Nord del Paese, ma anche e soprattutto il Sud. Per l’Ufficio studi della Cgia, nel Meridione d’Italia il Pil tornerà ai valori che lo contraddistinguevano nel 1989, un netto passo indietro che si aggrava nel caso di Molise, Campania e Calabria, che registreranno il Pil reale conseguito nel 1988, e della Sicilia che tornerà ai valori del 1986.

Cgia: ogni italiano ha perso 2500 euro

Dalla Cgia stessa arriva poi l’ammissione che i dati fin qui riportati possano anche essere stati sottostimati in quanto aggiornati al 13 ottobre scorso, quando cioè i numeri della pandemia non erano ancora quelli altissimi di questi ultimi giorni contraddistinti anche dalla chiusura generale in determinare aree del paese.

“Con meno soldi in tasca – ha detto il coordinatore dell’Ufficio studi Cgia Paolo Zabeopiù disoccupati e tante attività che entro la fine dell’anno chiuderanno definitivamente i battenti rischiamo che la gravissima difficoltà economica che stiamo vivendo in questo momento sfoci in una pericolosa crisi sociale. Soprattutto nel Mezzogiorno, – ha poi aggiunto – che è l’area del Paese più in difficoltà, c’è il pericolo che le organizzazioni criminali di stampo mafioso cavalchino questo disagio traendone un grande vantaggio in termini di consenso”.

Coronavirus, i dati sull’occupazione

C’è inoltre grande timone per la tenuta occupazionale, motivo che spinge la Cgia a chiedere al governo la possibilità di fornire dei contribuiti a fondo perduto a tutte le imprese, non solo a quelle costrette a chiudere per via del dpcm. Quanto all’occupazione si prevede che con lo sblocco dei licenziamenti al Sud gli impegnati in attività lavorativa scendano del 2,9% (in Campania -3,5%, in Calabria -5,1%). L’unica regione a crescere in tal senso potrebbe essere il Friuli Venezia Giulia, con un +0,2%.