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Trattenuta Brunetta, quando si applica in caso di vaccino Covid?

Insegnante

La trattenuta Brunetta fa discutere. Si tratta di un decremento stipendiale per chi ha effetti collaterali dovuti al vaccino anti-Covid.

La trattenuta Brunetta sta facendo molto discutere e ha colpito anche il mondo della scuola, già in difficoltà a causa della pandemia da Covid. Si tratta di un decremento stipendiale che scatta i naso di malattia ed è entrato in vigore anche per gli effetti collaterali del vaccino, che costringono i lavoratori a restare a casa. La trattenuta sta colpendo il mondo della scuola.

Trattenuta Brunetta e vaccino Covid

Il personale scolastico in questi giorni ha iniziato a sottoporsi al vaccino anti-Covid. Spesso queste persone sono state costrette a chiedere permessi retribuiti o non retribuiti per poter effettuare l’iniezione. A scatenare l’ira di maestri e professori è la trattenuta Brunetta, decremento stipendiale che parte nel caso di malattia, dovuta anche agli effetti collaterali del vaccino. Sono tanti i casi di febbre alta e dolori dopo la somministrazione, che costringono i lavoratori a doversi fermare per qualche giorno. La situazione è stata denunciata dall’onorevole Vittoria Casa del Movimento 5 Stelle, presidente della commissione Cultura della Camera. In questi giorni ha sollecitato il governo per l’introduzione di un permesso speciale per il vaccino e per eventuali giorni di assenza a causa degli effetti collaterali, senza andare ad intaccare la retribuzione. “Purtroppo sul tema riguardante i permessi e i vaccini del personale scolastico le norme sono chiare ma vanno in palese contraddizione con la situazione di fatto. Siamo tutti d’accordo sul fatto che la campagna vaccinale sia la priorità delle priorità, che il nostro ritorno a una vita piena dipenda esclusivamente dalla sua riuscita. Visto il carattere volontario della vaccinazione, occorre fare tutti uno sforzo per eliminare qualsiasi ostacolo si intrometta con l’obiettivo fondamentale della salute pubblica. Mi chiedo come si possa penalizzare un dipendente pubblico che ha fatto semplicemente il suo dovere civico” ha spiegato l’onorevole.
Questa situazione sta toccando centinaia di persone. Elena Sarasino, insegnante all’istituto di Varallo, ha spiegato di essere stata costretta a chiedere malattia nei due giorni successivi al vaccino a causa di febbre alta. “Il mio istituto non prevede permessi né per la vaccinazione né per i giorni di ripresa dalla vaccinazione, con conseguente decurtazione dello stipendio” ha raccontato. “Noi alla scuola dell’infanzia non abbiamo giorno libero e non tutti gli appuntamenti sono il sabato. Si fa quel che si può, ma nessuno ci ha facilitato” ha aggiunto l’insegnante. “Ho preso due giorni di malattia post vaccino perché avevo la febbre alta e dolori simili all’influenza. Non ho dovuto prendere permessi perché la vaccinazione era di sabato pomeriggio ma molti colleghi e personale Ata hanno dovuto prendere o ferie o permessi. Non avevamo possibilità di scegliere l’orario. Ci siamo prenotati sulla piattaforma e abbiamo ricevuto un messaggio con l’appuntamento” ha spiegato l’insegnante Antonella Vaccaro di Napoli. La situazione al momento è finita sulla scrivania di Patrizio Bianchi, ministro dell’Istruzione, che dovrà dare una risposta all’onorevole Caso. Ogni preside, intanto, sta cercando di fare del suo meglio, visto che non ci sono indicazioni precise da parte degli uffici scolastici.