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Il buco dell'ozono scomparirà per una scelta di 31 anni fa

ozono

Lo strato di ozono dovrebbe tornare stabile nel 2060. Grazie al protocollo di Montreal banditi nel 1987 i clorofluorocarburi o CFC

L’assottigliamento della quantità dello strato di ozono (O3) presente nella stratosfera è uno dei problemi più rilevanti che da anni attanaglia gli scienziati di tutto il mondo. La stratosfera assorbe le radiazioni ultraviolette del Sole e contiene uno strato di ozono in grado di fare da scudo protettivo verso la maggior parte dei raggi ultravioletti. Questi, infatti, vengono assorbiti dalle molecole del gas in questione e non raggiungono la superficie terrestre. Sulla Terra, se presenti in grande quantità, sarebbero molto pericolosi per la nostra salute.

Nel 1985, un gruppo di ricercatori rese noto che nell’arco di 8 anni la concentrazione di O3 nell’atmosfera al di sopra del Polo sud era diminuita del 40%. Si cominciò allora a parlare di buco dell’ozono. La riduzione di tale strato procede per fasi alterne e varia a seconda della zona. In alcuni momenti, infatti, si assiste a un’ulteriore assottigliamento. Altre volt, invece, vi sono periodi nei quali il fenomeno risulta attenuato. Tuttavia, gli esperti hanno decretato che tale problema scomparirà nell’arco di 50 anni.

La scomparsa del buco dell’ozono

Una “guarigione” entro 50 anni. A prevederlo sono gli esperti di cambiamenti climatici in un nuovo rapporto delle Nazioni Unite. Il fragile scudo di gas attorno al pianeta protegge la vita animale e vegetale dai potenti raggi UV. Se indebolito, può aumentare la filtrazione dei raggi UV, rendendoci più inclini al cancro della pelle, alla cataratta e ad altre malattie. A scoprire gli enormi danni allo strato furono degli scienziati negli anni Ottanta. Il principale colpevole erano i clorofluorocarburi o CFC. Provenivano dai frigoriferi, bombolette spray e nei prodotti chimici per il lavaggio a secco. si tratta di composti di cloro, fluoro e carbonio. Una volta giunti nella stratosfera l’azione dei raggi ultravioletti spezza le molecole di questi gas con conseguente liberazione di cloro, che a sua volta spezza le molecole di ozono e si lega all’ossigeno atomico, impedendo in questo modo la formazione di nuovo ozono. E’ proprio in tal modo che viene a costituirsi il buco dell’ozono. Questo consente ai raggi ultravioletti di arrivare indisturbati sulla superficie terrestre.

Ma grazie al protocollo di Montreal sono stati banditi a livello mondiale nel 1987 i CFC. Visto il declino di queste emissioni lo strato di ozono dovrebbe tornare stabile nel 2060. Così hanno indicato gli esperti nel rapporto del Programma ambientale delle Nazioni Unite, Organizzazione meteorologica mondiale, Commissione europea e altri organismi. In alcune parti della stratosfera, dove si trova in maggiore quantità, lo strato si è ripreso ad un tasso dell’1-3% ogni 10 anni dal 2000.

Nelle regioni polari è più significativa la diminuzione. Ai tassi di recupero previsti dal rapporto delle Onu a latitudine media il buco dell’ozono guarirà entro il 2030. Nell’emisfero meridionale nel 2050. Nelle regioni polari entro il 2060. Se non ci fosse stato il Protocollo di Montreal secondo Paul Newman della NASA due terzi dell’ozono sarebbero stati distrutti entro il 2060.