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Editorama - Bebert Edizioni

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Per la settima intervista di Editorama abbiamo Bébert Edizioni (bebert.it)

1) Ci puoi raccontare una breve storia della Casa Editrice?
Bébert Edizioni nasce a settembre 2012 a Bologna, nell’ex quartiere operaio della Bolognina. E nasce da un’urgenza esistenziale e privata, senza nessuna intenzione mercantile, politica o accademica. È stata una scelta in risposta a un mio bisogno personale. Poi questa urgenza con il tempo si è modificata e ha assunto sfumature diverse senza però mai snaturare il punto di partenza, e cioè la totale autonomia intellettuale da ogni tipo di schieramento, e seguendo solamente la necessità comunicativa degli autori che collaborano con Bébert Edizioni. In questo modo credo che si possa mantenere una tensione lavorativa molto forte, a pressione, che non fa altro che stimolare molto la produzione culturale.

2) Come scegli i titoli che andranno a catalogo?
I titoli vengono scelti e scremati soprattutto in base ai manifesti editoriali (http://www.bebert.it/?page_id=8) che sono importantissimi. Si parte da quelli. Per “A colpi d’ascia” che è la collana di narrativa, non scegliamo il genere né il contenuto, ma lo stile, cioè il come uno scrive le cose. Perché poi di storie da raccontare ne è pieno il mondo, dipende sempre da come le scrivi, da che lingua utilizzi, dal registro linguistico, da com’è costruita la narrazione ecc ecc. Ti faccio un esempio. Se una persona scrive un romanzo sociale a sfondo politico con intenzioni riottose ma che è scritto come un libro qualsiasi scritto da un qualsiasi, che ne so, Moccia o Baricco, io ovviamente non lo prendo nemmeno in considerazione. Credo che, restando sempre in questo esempio, per veicolare contenuti rivoluzionari serve un linguaggio rivoluzionario, come ha fatto Balestrini per dirti. Altrimenti non inventi nulla e fai il gioco di chi vuole omologare tutto, anche i pensieri in dialetto o quelli scurrili. Quindi al contenuto che affronti serve una lingua appropriata a veicolarlo, altrimenti il gioco non funziona.
Per la saggistica invece il discorso è all’opposto, e cioè guardo soprattutto al contenuto dell’argomento trattato. Praticamente prendo in considerazione le tesi di laurea in ambito storico, politico, sociale e antropologico. Poi se mi interessano si fa un discreto lavoro di editing con l’autore per rendere i contenuti più divulgativi. Questa collana per ora conta solo una pubblicazione perché purtroppo ci sono stati ritardi vari sulle consegne dei manoscritti e siamo un po’ indietro.

3) E’ importante l’ufficio stampa nell’editoria?
Sì è molto importante, farsi conoscere è una cosa necessaria e l’ufficio stampa serve appunto per proporre l’offerta cultura della casa editrice. Io ho la volontà di fare conoscere Bébert Edizioni, non mi interessa gestire una casa editrice indipendente se poi nessuno legge i libri che pubblica, è un discorso che non sta in piedi. Molto spesso viene vista come una mansione minore, per me invece è la cosa più difficile da fare. Riuscire a riassumere il contenuto di un libro nelle poche righe del comunicato è un esercizio molto impegnativo.

4) Che fine hanno fatto i lettori in Italia?
Non ci sono mai stati i lettori in Italia, perché generalmente a nessuno interessa leggere i libri. Leggere è considerata una perdita di tempo. Personalmente poi chi legge i libri del tipo 100 sfumature di grigio per sapere quante volte si masturberà la protagonista non li considero nemmeno lettori. Un po’ come chi va al cinema una volta all’anno a vedere il film di Natale: non sono persone che vanno normalmente al cinema. Ma non ne faccio una colpa, sia ben chiaro. È che questo paese è fatto così, a monte c’è un problema di educazione all’interno delle scuole… voglio dire Dante e Manzoni sono insopportabili, per non parlare di Verga e Petrarca. Bisogna proporre qualche cosa di nuovo senza trascurare il valore dell’opera e facendo capire ai ragazzi che esistono autori che parlano anche di noi, di quello che abbiamo dentro, di quello che ci sta succedendo attorno, o che ci è successo, senza farci andare in catalessi sui banchi di scuola.
Però poi alla fine ci sono anche i lettori forti, quelli che intercetti con la tua offerta culturale, e generalmente sono quelli che partecipano alle fiere dell’editoria, che sono un po’ l’apice di questo lavoro, nel senso che è pieno di persone interessate a capire chi sei e cosa fai. Insomma sono dei momenti bellissimi, di pura condivisione, però la vita reale è poi tutta un’altra cosa ed è bene ricordarselo.

5) Novità in vista? A proposito, accettate manoscritti?

Novità parecchie. Quest’anno sarà l’anno delle nuove collane. A Marzo inaugurerà una collana particolare, si chiamerà «Gli Irrisolti». Saranno libri di piccolo formato contenenti uno o più racconti di autori più o meno emergenti. Come dice il nome della collana, sono storie che affrontano i nostri irrisolti interiori, sia esistenziali che politici e provano ad andare in fondo a tutto quello che non affrontiamo mai. È un tentativo di psicoanalisi collettiva.

Poi ad aprile ci sarà la pubblicazione di un libro di Lydie Salvayre che andrà ad inaugurare la collana «International» e per maggio/giugno la pubblicazione di altri due libri per la collana di narrativa A colpi d’ascia. A novembre invece verrà inaugurata la collana di cinema «24fps» con una monografia su Béla Tarr, la prima in italiano sul regista, che vedrà eccellenti collaborazioni.

I manoscritti vengono accettati rigorosamente via mail, e hanno tempi di lettura che vanno dai 3 ai 6 mesi. Prima di inviare i manoscritti consiglio sempre una lettura ben accurata dei manifesti editoriali al fine di capire se quello che si è scritto possa essere compatibile con la linea editoriale di Bébert Edizioni.

Andrea Paolucci, oltre che redattore di Notizie.it, è l’autore di WUH! – Gorilla Sapiens Edizioni (Gorillasapiensedizioni.com)