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Eitan Biran, il piano del nonno per rapirlo: "Arrabbiati perché non iscritto ad una scuola ebraica"

Eitan

Alla base del rapimento del piccolo Eitan ci sarebbe un contrasto tra le due famiglie sull'istruzione del piccolo.

Alla base del rapimento del piccolo Eitan ci sarebbe un contrasto tra le due famiglie sull’istruzione del piccolo. Il nonno Shmuel Peleg ha fatto salire il bambino su un aereo privato per portarlo via con lui.

Eitan Biran, il piano del nonno per rapirlo: “Il bambino è tornato a casa”

Eitan Biran, nella mattinata di sabato 11 settembre, ha viaggiato in auto fino alla Svizzera. A Lugano il nonno Shmuel Peleg, ex dipendente della compagnia aerea israeliana Elal, ex militare, forse collaboratore dei servizi segreti, lo ha fatto salire su un aereo privato. L’uomo era stato condannato per maltrattamenti nei confornti della ex moglie. Nel pomeriggio di sabato è arrivato a Tel Aviv, dove il piccolo è in cura all’ospedale Sheba. “Il bambino è tornato a casa” ha scritto Peleg ad Aya Biran, la zia che lo aveva in custodia. Tutto questo nonostante un decreto del giudice tutelare di Pavia che vietava l’espatrio. Ora c’è un’accusa di sequestro di persona. Ma per quale motivo è avvenuto questo rapimento?

Tutto è iniziato il 23 maggio 2021, quando Tal e Amit Biran, genitori del bambino, sono morti. La Stampa ha spiegato che a Ramat Aviv, sobborgo di Tel Aviv, vive Etty Peleg, nonna materna di Eitan. Nell’incidente della funivia ha perso anche il padre e la madre. A Ramat Aviv vivono anche le figlie Gali e Aviv e il figlio Guy, che hanno accusato Aya Biran. “Siamo stati obbligati ad agire così, non avevamo notizie sulle sue condizioni mentali e di salute. Potevamo solo vederlo per breve tempo. Lo abbiamo riportato a casa, così come i genitori volevano per lui” ha dichiarato Gali. “Eitan ha urlato di emozione quando ci ha visto ed ha detto ‘finalmente sono in Israele’” ha aggiunto.

Eitan Biran, il piano del nonno per rapirlo: le due famiglie

La famiglia Peleg è convinta che Amit e Tal stessero programmando di tornare in Israele. Al quotidiano Israel Hayom ha raccontato che avevano già comprato un appartamento a Ramat Hasharon, per questo dicono che Eitan è “tornato a casa“. Sono convinti di rispettare la volontà dei genitori del bambino. Dietro al rapimento c’è anche una questione identitaria, culturale e religiosa. “Tal e Amit si rivolgevano a Eitan e a Tom in ebraico e parlavano di ebraismo e di Israele” ha raccontato la nonna. In una delle visite ad Aya, la nonna si è resa conto dell’assenza della mezuzah sulla porta e di altri simboli ebraici, come ha riportato La Stampa. Inoltre, il piccolo era stato iscritto in una scuola religiosa cattolica. “Questa non è l’eredità che Amit e Tal volevano trasmettergli” sostiene la famiglia. Il Corriere della Sera ha parlato anche di differenze politiche. “Mia figlia Tal soffriva per i rapporti con la famiglia di Amit, si sentiva sottovalutata. Non so per quale ragione ci disprezzino, forse perché noi siamo sefarditi” hanno dichiarato.

Eitan Biran, il piano del nonno per rapirlo: il divieto di espatrio

Il bambino ora è in Israele ed è stata aperta un’inchiesta per sequestro di persona. Il tribunale di Pavia, che aveva nominato la zia paterna Aya Biran come tutrice legale del piccolo, aveva stabilito che il bambino non potreva espatriare se non “accompagnato dalla tutrice“. L’ordine del giudice è stato violato dalla famiglia materna del bambino. L’avvocato Cristina Pagni, che assiste Aya Biran, ha spiegato che era stato ddeciso dal Tribunale e inoltrato a Questura e Prefettura di Pavia per essere inserito nelle banche dati delle forze dell’ordine. All’inizio di agosto il giudice aveva disposto la “restituzione” del passaporto israeliano del bambino da parte della famiglia materna, che doveva consegnarlo alla tutrice, cosa che non hanno fatto. “Il passaporto era in mano a Shmuel Peleg per ragioni poco chiare” ha spiegato il legale, che ha informato la Procura dei minori di Milano.