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**Elezioni: Albertini, 'con Meloni premier si azzerano i conflitti del Novecento'**

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Milano, 28 set. (Adnkronos) - "Con Giorgia Meloni presidente del Consiglio azzeriamo i conflitti del Novecento". Così l'ex senatore Gabriele Albertini, al telefono con l'Adnkronos, legge il risultato delle elezioni politiche del 25 settembre che hanno sancito l'ampia ...

Milano, 28 set. (Adnkronos) – "Con Giorgia Meloni presidente del Consiglio azzeriamo i conflitti del Novecento". Così l'ex senatore Gabriele Albertini, al telefono con l'Adnkronos, legge il risultato delle elezioni politiche del 25 settembre che hanno sancito l'ampia vittoria di Fratelli d'Italia, risultato il primo partito con oltre il 26% dei consensi e che porta la coalizione di centrodestra ad ottenere una maggioranza netta nel nuovo Parlamento.

Queste elezioni, precedute da una campagna elettorale "strana" hanno portato essenzialmente "due novità: la prima volta di un esponente post fascista a diventare premier, in senso opposto fu nel 1998 con Massimo D'Alema, e la prima volta di una donna alla guida del governo. Ora -osserva Albertini- possiamo dire che la Terza Repubblica ha sanato tutte le anomalie dell'arco costituzionale, quindi si può ripartire da zero".

In altre parole, "inizia una nuova fase -spiega l'ex senatore-: per la prima volta, in un Paese tendenzialmente maschilista, una donna, per di più proveniente da quella parte politica chiamata dei 'reprobi', ha raccolto attorno a sé il consenso popolare, dando vita a un precedente interessante, oltre che molto importante, che io vedo come una sorta di riconciliazione. Penso al discorso che Giorgia Meloni ha fatto subito dopo lo spoglio, da presidente del Consiglio in pectore, quando ha detto 'ora è il momento della responsabilità e del governo di tutti, nell'interesse della collettività nel suo insieme, non solo di una parte'. In tutto questo mi è sembrato di cogliere questo significato".

In fondo, "le contrapposizioni ideologiche delle lotte di classe si sono via via dissolte con l'evoluzione della società, non solo in Italia, ma nel mondo. C'è da domandarsi se negli ultimi anni, e ancora più intensamente nell'ultimo quinquennio, con l'avvento della tecnologia, la digitalizzazione dei processi produttivi, la riduzione della forza lavoro, davvero esista ancora una classe operaia". Più che altro "si tratta di agglomerati sociali, raggruppamenti, scenari collettivi che più che ideologicamente, sarebbero da interpretare sociologicamente".

Questo fa sì che "il mercato dell'acquisizione del consenso sia molto più libero e meno ingabbiato nelle ideologie. Oggi, cioè, è più una sensazione, e non la convinzione ideologica, a catturare il consenso. C'è poi da dire che in questi ultimi anni, dopo il crollo del muro di Berlino, i partiti della sinistra sono entrati un po' in confusione. E le originarie divisioni di classe si sono tramutate in una massa magmatica, fatta di singoli lavoratori, partite Iva, autonomi, contratti a termine". La rappresentanza sindacale è quasi scomparsa perché "ognuno è sindacalista di sé stesso". E dunque, "in mancanza di un riferimento sociale molto nitido, il consenso si è spostato".

I partiti della destra sono stati "più sensibili alle nuove istanze di bisogno di affermazione di sé, di territorialità, di nazionalità, di identità. E per questo stanno avendo successo". Basti pensare a quello che è successo a Sesto San Giovanni, la ex Stalingrado d'Italia, dove Emanuele Fiano, che ha una storia profondamente connotata di antifascismo, è stato battuto da Isabella Rauti, figlia di quel Pino rigoroso ideologo che rappresentava la componente più radicale del Msi. "Ma anche a Renzi, che prima ha portato il Pd a livelli fanfaniani, intorno al 40% e poi è crollato, e ora a Salvini che nel giro di due anni, dal Papeete a oggi, è passato dal miglior risultato della Lega al peggior risultato della Lega". Ora la palla passa a Giorgia Meloni: "C'è molta volatilità del consenso, ma sicuramente governerà per un certo periodo di tempo; mi auguro che governerà così bene da durare per tutta la legislatura, ma è un augurio e non una previsione perché comunque ci sono divisioni interne, sopite dalla necessità di mettersi insieme per fare massa ma che restano e sono l'Europa, l'atlantismo, il senso dello Stato e varie altre circostanze difficili da armonizzare. Vediamo. Di sicuro sarà una grossa sfida".