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Elezioni Catalogna, indipendentisti vincono, ma senza maggioranza

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Il fronte indipendentista ce l'ha fatta, conquistando la maggioranza alla camera regionale. 72 seggi su 135, ovvero la maggioranza assoluta (quorum a 68), rappresentano un risultato eccezionale, del resto previsto dagli ultimi sondaggi. Sembrerebbe quindi che per la coalizione Junts pel Sì si...

Il fronte indipendentista ce l’ha fatta, conquistando la maggioranza alla camera regionale.

72 seggi su 135, ovvero la maggioranza assoluta (quorum a 68), rappresentano un risultato eccezionale, del resto previsto dagli ultimi sondaggi.

Sembrerebbe quindi che per la coalizione Junts pel Sì sia arrivato il momento di procedere al progressivo distacco della Catalogna da Madrid, espletabile, secondo quanto già annunciato dal presidente uscente e riconfermato Artur Mas, in 18 mesi, ma le cose non sono così semplici e lineari.

Avere infatti conquistato la maggioranza dei seggi, infatti, non ha comportato l’aver raggiunto la maggioranza assoluta dei voti, perché il front secessionista si è fermato al 48% circa. Solo – si fa per dire – un catalano su due, o poco meno, si è espresso a favore dell’indipendenza, perciò non si può certo parlare di plebiscito.

“Nelle prossime settimane” ha tuonato incurante di questo aspetto lo stesso Artur Mas “metteremo le basi per l’indipendenza dalla Spagna”, “non cederemo: abbiamo vinto con quasi tutto contro, e questo ci dà una forza enorme e una grande legittimità per portare avanti questo progetto. Stiamo scrivendo la pagina più gloriosa della storia della Catalogna”.

L’altro leader dei secessionisti, Antonio Banos del Cup, ha commentato via twitter: “dedicato allo Stato spagnolo: senza rancore, adios!”.

La risposta del premier Mariano Rajoy, ancora via twitter, non si è fatta attendere e sa di promessa, se non di minaccia: “continueremo a garantire l’unità del Paese”.

La Catalogna è in bilico, in questo momento, e il suo futuro sembra essere nelle mani del sistema democratico di cui si è dotata. La legge elettorale (che dovrebbe essere la traduzione della volontà popolare entro uno schema politico sostenibile) dice che Junts pel Sì ha i numeri per governare in totale autonomia: Artur Mas, che non ha certo mai fatto mistero del proprio programma politico, non ha la maggioranza dei voti, ma ha la maggioranza dei seggi, quindi il potere.

Scherzi delle leggi elettorali, che, a volte, possono non rispecchiare in maniera fedele le suddivisioni reali di un paese, proiettando al potere chi non ha convinto che una parte, meno di metà, dell’elettorato. Se questo sia corretto o meno è un problema di funzionamento politico, di corretta concretizzazione della democrazia o, per meglio dire, di migliore approssimazione pratica possibile dei principi democratici.

La Catalogna, che da sola copre il 25% della produzione spagnola, si è espressa con il 47.8% a favore dell’indipendenza. La provincia di Barcellona, che della Catalogna è la mente, si è espressa con il 36% a favore dell’indipendenza. Non si può, in tutta onestà, dire che la regione abbia gridato a gran voce di volersi staccare da Madrid.

Ora Artur Mas cercherà senza dubbio di far valere il risultato delle urne con il governo centrale spagnolo, cercando di ottenerne il massimo vantaggio possibile, continuando a minacciare la secessione e mimetizzando un elettorato diviso sotto un unico grande vessillo catalano giallo e rosso.