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Elezioni Comunali 2021, Alessandra Clemente: "Nessuno dei miei avversari ha mai lavorato in un Comune italiano"

alessandra clemente napoli

Intervista ad Alessandra Clemente, assessore nella giunta De Magistris e candidata sindaco a Napoli, alla vigilia delle elezioni comunali 2021.

Alessandra Clemente è sicuramente la più giovane tra i candidati sindaco di Napoli (nonostante abbia già un’esperienza politica importante alle spalle, quella di assessore nella giunta de Magistris) e quindi rappresenta fra i vari candidati di fatto la continuità rispetto alla precedente amministrazione.

Tutti gli altri candidati sindaco rappresentano la necessità è di una di un cambio di rotta rispetto a questi dieci anni e precedenti, lei invece è più per la continuità. Secondo lei, che cosa si è fatto di importante in questi dieci anni? Che cosa si può fare ancora?

In realtà, rispetto alle quindici liste che sostenevano Luigi De Magistris nel 2016, il mio progetto oggi è molto diverso. È un progetto che ha una forte idea della politica, con una classe dirigente che in parte è già stata in consiglio comunale. Una parte – dal mio punto di vista, veramente la migliore – che ha saputo dimostrare coerenza al progetto di città e soprattutto di fare politica, non per sopravvivere politicamente, scegliendo un posto al sole di tornata elettorale in tornata elettorale, ma fare politica perché per noi la polis è un impegno serio. Tantissime persone, infatti, che sono stati consiglieri comunali, che sono stati assessori degli anni di De Magistris, oggi si candidano con Manfredi. Quindi in realtà io sono la novità.

Sono la novità perché rappresento una nuova classe politica e dirigenziale fatta di amministratori esperti, dove la grande forza è quella di conoscere la macchina amministrativa. E oggi ho la responsabilità di non compiere gli errori degli altri, di imparare dai miei, di essere umile e soprattutto di guidare la città di Napoli a una pagina storica, ovvero una pagina di modernità, di digitalizzazione, di conquista dell’ambiente, di bonifica della città, mettere il lavoro al primo posto con la credibilità di chi sa di cosa si parla.

Questi anni a Palazzo San Giacomo sono stati per me fondamentali, come fondamentali sono stati per me gli anni dove ho consumato le suole delle scarpe per conoscere i quartieri della città e le persone che animano quei quartieri. E oggi, anche grazie a un impegno femminile, le donne sono in prima linea nella mia sfida politica. Non sono quote rosa o donne in accoppiata a uomini che si presumono più forti. Sono donne protagoniste della sfida politica, perché già lo sono nella vita della città, in tanti contesti come la cultura, l’impresa, il mondo della scuola, la tecnologia e le startup, l’innovazione.

Poi i giovani, ma essere giovani non basta. Servono quelle menti brillanti che tante volte vanno via perché altrove trovano altre opportunità. E io a loro ho chiesto di candidarsi con me e di restare a Napoli come io ho deciso di restare a Napoli proprio perché vogliamo non essere dei numeri uno in altre città del mondo, ma vogliamo rendere la nostra città la capitale numero uno per innovazione, per qualità della vita, per forza culturale, in quanto capitale del Mediterraneo, una grandissima dall’inestimabile ricchezza, che per troppi anni non è stata valorizzata dalla classe dirigente politica così come meriterebbe.

Una sfida elettorale, quella di Napoli, forse la più interessante, avvincente che ci sia per questa tornata di elezioni amministrative. Tutti i candidati hanno un grande valore all’interno della comunità. Penso a Catello Maresca, che è stato un magistrato in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata; Manfredi, rettore della Federico II. Insomma, una bella sfida.

Nessuno di loro ha mai lavorato in un comune italiano. Sono figure autorevoli nei loro contesti: la magistratura e l’accademia. Io rivendico invece il fatto di essere una politica ormai da otto anni che ha saputo misurarsi della macchina amministrativa e quindi essere, insieme alla mia squadra, la garanzia che per per le napoletane, non appena ci siederemo a Palazzo San Giacomo, non soltanto non perderemo tempo perchè sappiamo esattamente da dove iniziare, ma anche la certezza di avere una persona libera che ha deciso di dedicare tutto il mio futuro solo alla mia città, senza avere qualcosa (la magistratura o l’università) dove dover tornare. Ma soprattutto, come giovane, ho grande forza e voglia di fare qualcosa che cambi in positivo la vita dei napoletani perchè in primo modo io stessa voglio vivere Napoli con maggiori opportunità.

Ed è per questo che il cuore del programma “La città in quindici minuti” è rappresentato dalla creazione di servizi comunali forti in quindici minuti rispetto al luogo dove si abita: asili nido, centri per gli anziani, accesso al trasporto pubblico, pulizia della città. E questo va realizzato non soltanto attraverso una perfetta gestione della macchina amministrativa, ma anche investendo nelle competenze migliori che possono dare un grande valore aggiunto dentro la macchina amministrativa che deve diventare moderna, digitale. Voglio portare i servizi del comune di Napoli sul cellulare di tutti i napoletani. Voglio creare una macchina amministrativa che sia amica dei cittadini.

Prima di questi ultimi anni di esperienza amministrativa, Napoli era cancellata dalla mappa del turismo e della cultura. Si parlava di Napoli soltanto per la faida di Scampia, per i morti ammazzati nelle nostre strade o per l’emergenza rifiuti. Le cose da fare sono molte. Serve la freschezza di una nuova classe politica e dirigente, una politica libera dagli apparati e un grande senso pubblico dei servizi al cittadino. Sarà per me il mio pane quotidiano e realizzerò i miei obiettivi collaborando con tutte le istituzioni. Sono contraria all’autonomia differenziata, non voglio che ci siano differenze nella distribuzione delle risorse tra Nord e Sud del paese perché io, cittadina campana, non posso avere meno diritti e meno servizi pubblici di una cittadina lombarda.

Un altro aspetto importante durante una campagna elettorale è la necessità di preservare le liste che appoggiano voi candidati da possibili infiltrazioni camorristiche. Che strategia avete adottato per scongiurare questo rischio?

Io conosco tutti i miei candidati, uno a uno. Sono persone che non si sono candidate all’ultimo minuto perché doveva riempire la lista di un candidato sindaco. Sono persone che hanno scelto di mettere la comunità al centro delle proprie energie, dei propri sentimenti, del proprio impegno e credo che questa sia una grandissima differenza rispetto agli altri candidati che, come Manfredi, guidano un mappazzone politico in cui ci sono troppe anime diverse, troppe sensibilità, e nessuno mi convincerà mai che domani parleranno tutti la stessa lingua in consiglio comunale. Nel caso di Maresca, invece, Vogliamo parlare delle pagine di violenza al momento di presentazione delle liste?

Il mio primo impegno sarà quello di essere presente dopo il voto, non chiedere ai cittadini di votarmi e poi scomparire ma essere un sindaco presente e incoraggiare un vero e proprio sentimento di lavoro comune, di passione, di severità laddove non vengono rispettate le regole, ma di opportunità ladodve ci sono quartieri con meno opportunitò che noi, come buona politica, abbiamo il dovere invece di far diventare concretezza.

Lei ha ricordato giustamente il grande cambio di passo che c’è stato da parte di Napoli in questi ultimi anni come meta turistica, soprattutto sempre più internazionale. Quella del settore terziario può essere il destino di una Napoli sicuramente più ricca, con più posti di lavoro, con con più opportunità. Quali sono le sue idee proprio per avvantaggiare questa centralità di Napoli come meta turistica?

Napoli deve continuare a crescere, ma non deve perdere la sua identità, non deve diventare come “Rome, Florence, Venice”, una città di plastica. È per questo che presenteremo al consiglio comunale: dei regolamenti di tutela dell’artigianato e delle botteghe storiche. Devo assicurarmi – e in questo la pandemia è stato un grandissimo campanello d’allarme – che a San Gregorio Armeno mai nessuna saracinesca di un grande marchio possa prendere il posto dell’arte dei presepi napoletani. Il centro storico deve continuare a ospitare gli abitanti e gli studenti.

Credo però che il futuro della nostra città sia anche industriale e tecnologico. Abbiamo dei comparti spesso nascosti, che sono una vera eccellenza. Qui il sindaco di Napoli deve ricordare di essere anche il sindaco dell’intera città metropolitana, deve gestire i fondi del Recovery Plan. Le forze politiche si stanno organizzando non per amministrare la città ma per mettere le mani su quei soldi. La città deve avere un futuro industriale ed europeo, un futuro fatto di transizione ecologica.

Penso anche ad uno sviluppo da un punto di vista di posti di lavoro nel territorio campano per tutti quelli che vivono nelle aree cerniera tra i comuni di Napoli e i vari comuni della provincia che sono dei luoghi importanti anche e soprattutto se pensiamo alla costa, per non parlare di Procida, capitale della cultura 2022.

Un altro tema importante per chi deve accingersi a guidare una città in questo momento è la sostenibilità. Come intendete rendere più sostenibile la città di Napoli?

Il trasporto pubblico, prima di tutto. Nel 2011 l’Anm aveva un debito di 400 milioni di euro. Oggi chiude il suo bilancio con i primi 40 milioni di attivo. Ciò vuol dire che abbiamo avuto delle mamme e dei papà rispetto alla spesa pubblica che sono stati davvero cattivi. Il debito della città di Napoli è prodotto nella sua parte significativa dal commissariamento uno dei rifiuti, dal commissariamento due dei rifiuti e dal commissariamento del terremoto.

Adesso per me potenziare il trasporto pubblico vuol dire non soltanto portare i tempi di attesa delle metropolitane a quattro minuti e acquistare 27 nuovi vagoni, completare l’anello della metropolitana e fare in modo che ci sia la fermata a Capodichino. I tempi sono lunghi, anche perchè viviamo un complesso con delle stratificazioni greco-romane, dunque è fondamentale investire sul trasporto pubblico leggero. Sono una grande sostenitrice del ritorno ai tram, ai filobus, una intermodalità anche attraverso il potenziamento dei taxi e del trasporto pubblico non di linea, in un piano che vada a liberare i centri cittadini sempre di più dalle auto private. Contemporaneamente dobbiamo potenziare i parcheggi pubblici per residenti e lavoratori. Vi ho citato cose molto concrete perché credo che ci sia tanta esigenza di concretezza e di una politica che sia presente e che produca molti più fatti e meno parole.

Molti candidati sindaco a in tutta Italia stanno cercando di non prendere una posizione precisa alla vigilia delle elezioni sull’obbligo del green pass. Qual è la sua posizione al riguardo?

La mia posizione è un senso di responsabilità nei confronti dell’autorità sanitaria. Vedo la mia popolazione veramente smarrita e quindi in questo è necessario che la comunità scientifica faccia la comunità scientifica. Io sono un avvocato, quindi non mi permetterei mai di sentenziare su un qualcosa che non è una diretta mia competenza. È importante che le istituzioni facciano le istituzioni, che si assamono la responsabilità e su questo devo dire siamo stati tutti quanti vittime, soprattutto l’opinione pubblica, di un andare a rincorrere spesso la notizia, lo scoop, forse anche una voglia di contestazione, dove era importante soprattutto il Ministero della Salute dicesse delle cose chiare e soltanto in un senso.