> > Elezioni Inghilterra, seggi aperti: si vota nella paura

Elezioni Inghilterra, seggi aperti: si vota nella paura

seggi

Seggi aperti nel Regno Unito per le politiche anticipate, prime elezioni post Brexit. Si vota dalle 7 locali alle 22 (le 23 in Italia) in 650 collegi uninominali, con misure di sicurezza rafforzate dopo i recenti attacchi terroristici. I favori dei sondaggi restano per il Partito Conservatore di The...

Seggi aperti nel Regno Unito per le politiche anticipate, prime elezioni post Brexit. Si vota dalle 7 locali alle 22 (le 23 in Italia) in 650 collegi uninominali, con misure di sicurezza rafforzate dopo i recenti attacchi terroristici. I favori dei sondaggi restano per il Partito Conservatore di Theresa May, ma i Laburisti di Jeremy Corbyn hanno dato segni di ripresa. Alla Camera dei Comuni uscente i Tory avevano 331 deputati (36,9% nazionale), il Labour 232 (30,4%), gli indipendentisti scozzesi dell’Snp 56, i LibDem 8.

La sfida tra May e Corbyn

Una sfida tra il Partito Conservatore di Theresa May e i Labour di Jeremy Corbyn. Nonostante la distanza nei sondaggi si diventata sempre più sottile, gli esperti sono sicuri che alla fine vincere la Premier in carica: Theresa May si gioca il tutto per tutto (mostrando il pugno di ferro sulla sicurezza) per difendere quella vittoria elettorale che da settimane viene annunciata come un immancabile destino e che sondaggi e analisti di grido continuano nonostante tutto a pronosticare.

Un trionfo però, che potrebbe avere un sapore amaro. Ieri, nell’immediata vigilia, un sondaggio YouGov ribadiva una prospettiva complicata per il futuro parlamento. Secondo il sondaggio i conservatori mantengono un vantaggio di quattro punti percentuali sui laburisti (42% contro 38%) ma in termini di seggi la premier Theresa May resta lontana dalla richiesta maggioranza di 326 seggi, fermandosi a 302 (adesso ne hanno 330) contro i 269 dei laburisti.

Il nuovo programma elettorale dei Tories, continua a non raccogliere consensi: i tagli ai benefici assistenziali agli anziani e ai disabili, oltre alla riduzione dei pasti gratuiti nelle scuole, hanno provocato aspre critiche anche all’interno dello stesso partito conservatore.

Corbyn, l’outsider

A rimescolare le carte, più del sangue versato dalla violenza jihadista a Manchester o a Londra (il cui effetto nei seggi resta tutto da dimostrare), è stata la sfida di Jeremy Corbyn: vecchio leader laburista radicale che l’establishment immaginava e sperava votato a una disfatta irrimediabile, ma che diverse rilevazioni danno in rimonta.

Il manifesto del Labour Party, prevede un programma “socialista” di nazionalizzazioni, istruzione gratuita e investimenti pubblici, nel dettaglio: Jeremy Corbyn intende elevare progressivamente la tassazione sulle imprese fino al 28% (il governo Tory ambisce a ridurre dall’attuale 20% al target del 17%), innalzare del 5% l’aliquota Irpef marginale, iniettare almeno 8 miliardi di sterline nel budget per l’assistenza, costruire 100mila case popolari, eliminare i contratti a “zero ore”, forme estreme di occupazione precaria che, francamente, meritano di essere quantomeno riformate.

Brexit e terrorismo, gli spartiacque

La May sperava che ci fosse solo un tema sull’agenda elettorale: ossia la Brexit, dossier sul quale ha promesso al paese di seguire una linea intransigente al contrario di Corbyn, tutt’altro che europeista ma meno netto nel voler prendere le distanze da Bruxelles e soprattutto dal mercato unico. Il voto determinerà chi negozierà il divorzio di Londra dalla Ue nei prossimi due anni e la forza del mandato del governo per i prossimi cinque anni.

La nuova leadership inoltre dovrà fare i conti con la risposta al terrorismo dopo il massacro di sabato sera in un’area frequentatissima del centro di Londra, il terzo attacco jihadista nel Paese in meno di tre mesi. Anche qui, non giocano a favore della Premier in carica, i tagli alle forze di polizia approvati durante il mandato al ministero degli Interni e il fatto che alle segnalazioni di alcuni artefici degli ultimi attentati non sia stato dato il giusto seguito.