> > Elon Musk prende Twitter: quali prospettive per il social e la libertà di es...

Elon Musk prende Twitter: quali prospettive per il social e la libertà di espressione?

elon musk diventa l'uomo più ricco del mondo

I social media, che sono soggetti privati, sono in mano a miliardari come Musk o Zuckerberg che decidono proprie policy di limitazione del pensiero con grande discrezionalità.

La notizia del giorno riguarda Twitter, uno dei social di messaggi brevi più noti ed utilizzati: il miliardario Elon Musk, patron di Tesla, il veicolo divenuto il simbolo della svolta verso l’energia rinnovabile sta per acquistare il social più ambito soprattutto per la sua importanza nel settore della comunicazione politica.

Nelle scorse settimane, si era saputo, il magnate di Tesla e di SpaceX aveva tentato una scalata ostile e aveva reso noto di essere in possesso di circa il 9% delle azioni. Dopo qualche attività di contrasto da parte del Consiglio di Amministrazione del social, l’ultima offerta di 46 miliardi di dollari, provenienti dal patrimonio del magnate e da finanziamenti non meglio precisati, pare abbia aperto la strada all’operazione.

L’offerta di Musk, va chiarito, arriva in un periodo In cui le azioni di Twitter sono lontane dai massimi di circa 70 dollari dell’estate scorsa ma la divulgazione dell’interesse di Musk ha provocato un aumento nell’ultimo mese dai 40 ai 50 dollari odierni.

Tutta l’operazione è stata commentata tramite Twitter dal patron di Tesla proprio sul suo account. Grande aspettativa di cambiamento si è scatenata tra i più attivi membri del social ma già alcuni tweet del nuovo proprietario fanno presagire quale sarà la linea che verrà adottata.

Per citarne alcuni:

Le politiche di una piattaforma di social media sono buone se il 10% più estremo a sinistra e a destra è ugualmente infelice
Alcuni utenti Repubblicani però gli chiedono di definire cosa siano sia la destra che sinistra o che oggi il social facesse finta di non vedere i discorsi d’odio a sinistra.

Eloquente anche un secondo tweet del miliardario:

Spero che anche i miei peggiori critici rimangano su Twitter, perché questo è ciò che significa libertà di parola

A sostegno del cambiamento, per citare un esempio, si è schierato uno scrittore di orientamento repubblicano, Carmine Sabia, il quale si rivolge a Musk, e twitta: “Fratello tutto ciò che vogliamo è che tutti possano parlare liberamente e condividere idee, porre domande, anche su elezioni e vaccini, ottenere risposte, ecc. Vogliamo che nessuno venga messo a tacere.”

Se già si parla di riammettere al dibattito gli esclusi, allo stesso tempo il miliardario di origine sudafricana pone dei paletti su Twitter. Twitter dovrà essere un posto, una piazza digitale, dove sono dibattute questioni vitali per il futuro dell’umanità. Da ora gli algoritmi di Twitter dovranno essere open source.

Ma un’altra missione che si propone Musk è quella di combattere i BOT cioè account falsi, entità automatizzate che infestano Twitter da anni per influenzare l’opinione pubblica e fare in modo di autenticare più persone possibile al social.
Un rafforzamento dell’autenticazione tuttavia è vista da alcuni (che hanno preferito l’anonimato) come qualcosa di estremamente invasivo temendo di dover rilasciare e rendere accessibili gli estremi del proprio documento di identificazione , una sorta di schedatura dei partecipanti.

Twitter, sempre secondo il miliardario, ha un esplosivo potenziale che vorrebbe sbloccare: il modo, si vedrà.

Si prospetta la possibilità che Twitter possa diventare a pagamento quantomeno per alcuni utenti, si parla comunque di cifre molto basse, ma questa precondizione forse ridurrebbe il numero di utenti. Un’alternativa, seppure partita in difficoltà e non accessibile nel nostro Paese, è il nuovo social creato da Trump, chiamato in modo molto evocativo Truth, che si troverebbe ad affrontare un nuovo competitor se Twitter si porrà come social libero senza censura.

Musk sembra avere anche l’appoggio della politica con 18 membri repubblicani della Commissione giustizia della Camera che mettono in dubbio l’operato della precedente gestione della censura da parte di Twitter operata anche contro esponenti repubblicani.

Dal versante opposto ci sono i democratici americani, il Commissario UE Thierry Breton ed una parte di stampa italiana, nonché alcune organizzazioni quali Amnesty International che si sono espresse in maniera scettica su un cambiamento degli algoritmi di censura.

“Indipendentemente da chi possiede Twitter, la società ha la responsabilità dei diritti umani, di rispettare i diritti delle persone di tutto il mondo che si affidano alla piattaforma. Le modifiche alle sue politiche, caratteristiche e algoritmi, grandi e piccoli, possono avere impatti sproporzionati e talvolta devastanti, compresa la violenza offline”. Così si è espressa la ricercatrice Barbara Brown di Human Right Watch .

Fa eco Amnesty Usa: “L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è un Twitter che chiuda volutamente un occhio su discorsi violenti e abusivi contro gli utenti, in particolare quelli colpiti in modo sproporzionato, tra cui donne, persone non binarie e altri”, ha dichiarato lunedì Michael Kleinman, direttore della tecnologia e dei diritti umani di Amnesty International USA.”
Discorsi simili erano stati fatti per quanto riguarda Telegram da parte di esponenti politici in Europa.

In realtà il problema sulla libertà di parola che sollevano queste organizzazioni non governative potrebbe essere ricompreso in qualcosa di ben più importante. Nell’attuale contesto mediatico pochi miliardari oggi controllano sia l’informazione online che quella off line, non possiamo dimenticare per esempio l’acquisizione da parte di Bezos di Amazon del prestigioso quotidiano Washington Post nel 2017.

Facebook, Google e la stessa Twitter, In particolare in questi ultimi due anni, hanno avuto policy di cancellazione dei contenuti online in senso totalmente opposto a quanto auspicato da Musk che ha proceduto senza troppa indignazione addirittura alla cancellazione dell’account di Trump. È da notare che alcuni di questi social hanno idee dei democratici americani i quali hanno agito maggiori finanziamenti da questo tipo di aziende rispetto alla controparte repubblicana.

Quanto avvenuto con la cancellazione dell’account di Trump ha messo in luce la circostanza che i social media, che sono soggetti privati, in mano a miliardari come Musk o Zuckerberg, decidono proprie policy di limitazione del pensiero con grande discrezionalità.

Molto spesso nell’analisi delle segnalazioni non c’è nemmeno l’intervento di un soggetto umano ma di una macchina che stabilisce la compliance del pensiero di soggetti umani. Chi programma gli algoritmi ed esegue il fact checking riceve a sua volta critiche di scarsa imparzialità da parte di alcune parti politiche.

Illuminante nel descrivere l’azione nel contrasto ai discorsi d’odio attuate dalle bigtech sono le audizioni sul sito del Senato italiano dei rappresentanti di Facebook che fanno capire come ad oggi in Italia si applichino tali meccanismi e quale sia la parte riservata a revisori umani durante questo processo.

Stabilire le regole, definire cosa sia un discorso d’odio, programmare queste regole e applicarle può influenzare l’opinione pubblica e allo stesso tempo dare accesso o privare del diritto di parola e di espressione del pensiero i cittadini.
È quindi materia da esaminare con estrema cautela in un contesto democratico in cui esiste una gerarchia di ciò che è permesso e precise direttive siano già espresse nelle legislazioni nei singoli Stati.

In una organizzazione statale a differenza di un social esistono anche luoghi fisici atti a dirimere questo tipo di controversie.
Nel caso invece di applicazione automatica di policy di censura da parte dei social si attua da subito l’inversione dell’onore della prova con una evidente sproporzione di mezzi tra la macchina e l’umano sottoposto alla limitazione del pensiero.

Per concludere si potrebbe anche spiegare il potenziale che vede Musk sia proprio quello di un social libero quanto meno da algoritmi invasivi. A riprova è stata creata su Github, sito molto amato dagli sviluppatori, una cartella, per ora oscurata in cui potrebbero essere ricompresi gli algoritmi.

Questo nuovo approccio è un rompicapo per Musk stesso: il social avrà maggiore successo lasciando gli utenti molto più liberi di esprimersi? Come riuscirà Musk a fermare gli account falsi automatizzati, vigilare sul rispetto delle leggi e garantire la libertà di parola? Da dove arriveranno gli introiti di Twitter?

Sono alcune delle sfide che la nuova gestione dovrà affrontare e si verificherà sul campo se l’intuizione di Musk ancora una volta sarà quella vincente.