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Elvira Vikhareva, l'attivista anti-Putin racconta la sua storia: come è stata avvelenata

Vladimir Putin

Elvira Vikhareva ha raccontato in un'intervista come ha scoperto di essere stata avvelenata

La nota attivista Elvira Vikhareva è stata intervistata da ‘Fanpage.it’ al termine di un trattamento medico che stava facendo a Mosca. La donna, anti-putiniana convinta, ha raccontato la sua storia, ha parlato del suo avvelenamento e ha dichiarato di avere dei sospetti su chi possa essere stato.

Elvira Vikhareva, la storia dell’attivista anti-Putin avvelenata

L’intervista inizia con una premessa doverosa di Elvira: “Non posso dire tutto. È come se tenessi molte persone in ostaggio, in questo Paese: quelli che mi hanno aiutato e che mi aiutano ancora. Temo per la loro incolumità, oltre che per la mia. Oggettivamente, ho molta paura.” La Vikhareva, poi, ha parlato dell’avvelenamento: “Ho iniziato a sentirmi male alla fine di novembre, e ho avuto una nuova crisi in febbraio. Non pensavo a un avvelenamento. Semmai a una specie di intossicazione. Purtroppo la nostra sanità pubblica è un disastro. Mi hanno visitato superficialmente. Mi hanno lasciato un giorno intero a urlare in una stanza d’ospedale senza curarmi. Il dolore era insopportabile. Infine, mi è stata diagnosticata una gastrite acuta. Nausea continua, tachicardia grave, intorpidimento delle gambe e delle braccia. Ho dovuto interrompere le mie trasmissioni su Youtube. Ormai avevo problemi di coordinazione. Non vedevo più bene. Ho avuto infezioni alla pelle e alle unghie. Mi sono cadute le ciglia. Mi sentivo come se fossi finita sotto un treno. E anche adesso, mentre parlo, non riesco a fermare un forte tremore delle mani.” La diagnosi di un probabile avvelenamento, però, è arrivata molto più avanti, grazie al lavoro di un medico che si era insospettito per la presenza di alcune sostanze tossiche nel sangue di Elvira: Ha trovato 3 milligrammi di bicromato di potassio. Corrisponde a una dose letale, mi hanno detto. Ma non sono morta. Qualche settimana dopo, la presenza indesiderata si era ridotta a 1,5 milligrammi. A tutt’oggi, è ancora nel mio corpo.”

La denuncia e la decisone di non lasciare la Russia

A questo punto la Vikhareva ha spiegato perché non ha denunciato subito l’accaduto: “Non volevo attirare l’attenzione, né fare di me stessa una vittima o un’eroina, ma ora non potevo più far finta di nulla. È un regime di assassini. Ho raccontato la mia storia per cercare di combattere l’indifferenza. L’indifferenza è la radice della guerra e della violenza.” Nonostante tutto quello che Elvira ha dovuto passare, la donna ha deciso di non lasciare la Russia: “Non lascio il Paese perché ho scelto un percorso personale preciso. Né io nei miei colleghi politici dell’opposizione, a partire da Alexey Navalny, abbiamo mai sperato per un attimo che il regime potesse correggersi, che le cose nel Paese potessero cambiare da sole. E, vista la repressione imposta da questa dittatura, il nostro lavoro è difficile e la sua mole è enorme, se vogliamo una nuova Russia. Mi sono presa una responsabilità e non la eluderò. E poi, durante e dopo la mia esperienza alle elezioni comunali di Mosca ho incontrato tante persone che vedevano in me un aiuto, e mi ringraziavano per non essere andata via. Non voglio tradirle.”