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Epatite acuta nei bambini, Palù: "Potrebbe trattarsi di un nuovo virus"

Palù

Sono 300 i bambini in 20 Paesi del mondo che hanno contratto l'epatite di origine sconosciuta. Secondo Palù potrebbe trattarsi di un nuovo virus.

300 bambini in 20 Paesi del mondo hanno contratto l’epatite di origine sconosciuta, emersa nel Regno Unito. Giorgio Palù, direttore dell’Aifa, ha spiegato che potrebbe trattarsi di un nuovo virus. 

Epatite acuta nei bambini: i dati dell’Oms

L’Organizzazione mondiale della Sanità ha svelato che sono ufficialmente 300 i casi di epatite acuta nei bambini in tutto il mondo. Questi pazienti sono divisi tra 20 Paesi, compresa l’Italia, la maggior parte dei quali residenti in Europa e in numero limitato nelle Americhe, nel Pacifico occidentale e nel sud-est asiatico. Le autorità sanitarie stanno cercando di capire l’origine del misterioso aumento del numero dei bambini colpiti dalla malattia, individuata per la prima volta un mese fa nel Regno Unito. Tra le ipotesi più probabili c’è quella dell’Adenovirus. I primi casi sono stati individuati in Scozia in bambini di età inferiore ai 10 anni. Alcuni hanno dovuto subire un trapianto di fegato. Presentavano sintomi iniziali di vomito e diarrea, seguiti da ingiallimento della pelle o del bianco degli occhi. I virus dell’epatite che solitamente causano questa condizione non sono stati rilevati in nessuno dei bambini. L’OMS ha spiegato che non è chiaro se ci sia stato un aumento dei casi di epatite o un aumento della consapevolezza della condizione. L’Adenovirus è stato l’agente patogeno più comune rilevato in tre quarti dei bambini nel Regno Unito con epatite confermata.  

Palù: “Potrebbe trattarsi di un nuovo virus”

I funzionari sanitari del Regno Unito ritengono che i più piccoli, che non sono stati esposti a virus comuni a causa della ridotta vita sociale dovuta alla pandemia, vengono infettati perché non hanno una protezione precedente. Gli esperti stanno indagando anche su altre cause, come un nuovo ceppo di Adenovirus, una precedente infezione da Covid o entrambe. Giorgio Palù, presidente dell’Aifa, si è espresso a favore dell’ipotesi Adenovirus in un’intervista al Corriere della Sera. Ha spiegato che “su 53 episodi esaminati dall’agenzia britannica, 40 erano positivi all’Adenovirus e questo sembra ora il maggiore imputato“. Non si esclude che possa trattarsi “di un ceppo diverso da quelli conosciuti“. Per Palù non si può escludere che possa trattarsi di un nuovo virus, ma sono necessari ulteriori studi.