> > Epatite misteriosa nei bambini, primi 4 casi sospetti in Italia: ospedali in ...

Epatite misteriosa nei bambini, primi 4 casi sospetti in Italia: ospedali in allerta

Epatite

L'epatite misteriosa che ha iniziato a diffondersi tra i bambini in GB sarebbe arrivata in Italia: i medici hanno riferito di quattro casi sospetti.

Dopo gli oltre settanta casi diagnosticati nel Regno Unito, l’epatite misteriosa che sta colpendo prevalentemente i bambini pare essere arrivata anche in Italia: quattro soggetti con meno di dieci anni sono infatti ricoverati nei centri che seguono le malattie del fegato con sospetti di epatite acuta pediatrica. Uno di loro è positivo al Covid e un altro all’adenovirus, e in due casi lo stato di salute sarebbe tale da rendere necessario un trapianto.

Epatite misteriosa nei bambini in Italia?

Giuseppe Indolfi, epatologo del Meyer di Firenze e consulente dell’Oms per le epatiti virali, ha spiegato che già prima di Pasqua c’era stato un primo alert riguardo ad una decina di casi. L’attenzione dei medici era stata attratta dal fatto che in un caso c’è voluto il trapianto, indice della violenza della patologia. Per il momento, ha evidenziato, si può parlare solo di sospetto perché l’epatite riscontrata ha caratteristiche particolari non ricomprese nelle forme più diffuse e meglio conosciute (quelle causati dai virus epatite A, B, C, D ed E).

Uno dei quattro bambini coinvolti è risultato positivo al Covid (così come altri soggetti colpiti in altri stati), ma questo non basta per ipotizzare un collegamento: la circolazione dell’infezione è talmente alta che non è difficile trovare pazienti con patologie diverse che lo hanno.

Epatite misteriosa nei bambini in Italia: indagini in corso

Indolfi ha annunciato che, a livello europeo, si è deciso di partire da subito con un’indagine su larga scala insieme agli infettivologi. Lo studio consiste nel confrontare il numero di casi degli ultimi quattro mesi con quelli degli anni precedenti per capire, visto che non si conoscono le cause di questa malattia ma si sa solo che è diversa da quelle conosciute, se l’incidenza è maggiore. “Questo già sarebbe un punto di partenza interessante, perché se così fosse e se davvero i casi gravi fossero così tanti sarebbe un bel problema“, ha concluso.