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ernesto fazzalari: arrestato sull'aspromonte boss ndrangheta

ERNESTO FAZZALARI

Dopo vent'anni di latitanza è stato arrestato nella notte il boss Ernesto Fazzalari, il latitante più ricercato d'Italia dopo Matteo Messina Denaro. Fazzalari, 46 anni, era il boss del clan della 'ndrangheta che coinvolgeva le zone di Taurianova, Amato e San Martino di Taurianova nella piana di G...

Dopo vent’anni di latitanza è stato arrestato nella notte il boss Ernesto Fazzalari, il latitante più ricercato d’Italia dopo Matteo Messina Denaro.

Fazzalari, 46 anni, era il boss del clan della ‘ndrangheta che coinvolgeva le zone di Taurianova, Amato e San Martino di Taurianova nella piana di Gioia Tauro. La cattura è avvenuta in un caseggiato nelle campagne di Malocchio, sull’Aspromonte e ad arrestarlo sono stati i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, insieme ai militari del Gruppo Intervento Speciale e lo Squadrone Cacciatori Calabria.

Nelle “suoi” territori Fazzalari ha lasciato in meno di due anni teste mozzate usate come tiro al bersaglio e ben 32 morti lasciati sull’asfalto.

Fazzalari deve scontare tre ergastoli ed è considerato uno dei boss più feroci. Appena ventenne fu a capo della faida tra gli Asciutto-Neri-Grimaldi e Fazzalari-Crea-Viola. Una guerra scatenata dall’omicidio del boss Rocco Neri. Poi sarà la volta di Rocco Zagari freddato mentre sta facendo la barba dal barbiere. Successivamente vengono uccise quattro persone, a una delle vittime viene tagliata la testa e usata come tiro a bersaglio nel centro del paese. Un orrore che scatenò la reazione dello Stato con l’operazione “Taurus”. Non solo, il governo dell’epoca approva un decreto sulle infiltrazioni della criminalità nelle amministrazioni locali: Taurianova sarà il primo comune sciolto per mafia.

Fazzalari riesce a sfuggire all’arresto nel 1996. Nel 2004 i carabinieri lo sfiorano. Nella campagne di Molochio fanno irruzione in un casolare controllato da due feroci pitbull. Nella cucina trovano una botola, sotto un bunker a cinque stelle: impianto di aerazione, televisione, video registratore, pc e internet. Al latitante non veniva fatto mancare nulla, nel covo c’erano anche bottiglie di Don Perignon e sigari cubani. Ci sono voluti altri dodici anni per stringergli finalmente le manette ai polsi.

La notizia della cattura del boss è stata annunciata ancora prima dei Carabinieri dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi che ha scritto sui social: “Continuiamo a combattere la criminalità ovunque, palmo a palmo, casolare per casolare. Questa è una bellissima domenica, resa possibile dalla professionalità e dalla dedizione delle forze dell’ordine e dei magistrati. Sono orgoglioso delle donne e degli uomini che servono lo Stato e a nome di tutti gli italiani ho chiamato il comandante Del Sette e il procuratore Capo di Reggio Calabria Cafiero de Raho per esprimere loro la nostra gratitudine più affettuosa. Grazie davvero dal profondo del cuore! Viva l’Italia!”.