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Estate finita: 6 consigli per superare il rientro al lavoro

rientro al lavoro

Secondo gli esperti, molti lavoratori dopo le ferie si sentono "più stanchi di prima", perché la pausa desincronizza la nostra routine

L’estate sta finendo. Gli stabilimenti balneari chiudono i battenti in vista del freddo inverno. Il mare si fa più cupo, le giornate più corte. La riviera romagnola e la sua movida lentamente si spengono. I mega resort cominciano a spopolarsi. Le avventure in giro per il mondo stanno finendo per molti viaggiatori. E anche chi ha voluto divertirsi tra le acque cristalline di Formentera o scatenarsi nelle discoteche di Ibiza, ora deve dire addio a questi bei ricordi. E’ ufficialmente cominciato il mese di settembre. Tutti pronti ad affrontare la “solita routine”, indaffarati tra mille faccende, stressanti dai tanti impegni. Riunioni, turni di lavoro, trasferte. E ancora: famiglia, hobby e ritmi di vita sconvolgenti. Affrontare il rientro al lavoro è sempre difficile. Come dimenticare il relax estivo, accarezzati dalla brezza dell’imbrunire. Come non immaginarsi in riva al mare, tra il profumo di salsedine e il calore della sabbia sotto i piedi. O le passeggiate in montagna in mezzo al verde, tra incantevoli paesaggi e aria fresca.

Per superare il trauma del mese di settembre, gli esperti giungono in soccorso: ci sono almeno sei trucchi per affrontare al meglio il triste rientro dalle vacanze.

Ansia da settembre

Ansie, aspettative e nuove opportunità. A settembre siamo tutti un po’ nostalgici, con cuore e testa ancora persi tra i ricordi delle vacanze appena finite, con l’abbronzatura che inizia ad affievolirsi. Con il desiderio di cambiare tutto, di rivoluzionare la nostra vita, per poi ritrovarci immersi nella solita (stanca) routine.

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Ma questa volta niente musi lunghi e sospiri. Affrontare serenamente il rientro al lavoro e il trantran quotidiano è assolutamente possibile. Lo assicura Mo Gawdat. Si tratta dell’imprenditore multimiliardario responsabile amministrativo e finanziario di Google X, ma anche di un uomo che ha dedicato gli ultimi dieci anni alla ricerca della formula matematica per la felicità. Lo studio ha iniziato a cimentarsi nella ricerca di un possibile algoritmo che spieghi come il cervello umano processa gioia e tristezza. Lo ha raccontato nel libro “L’equazione della felicità. Costruisci la tua strada verso la gioia”, disponibile in Italia dal 4 settembre.

L’esperto individua sei trucchi per stare meglio con noi stessi, riscoprire la vera gioia e riprendere la routine (sia personale sia lavorativa) col sorriso sulle labbra. Per un settembre felice al 100%. Addio tristezza settembrina, benvenuta nuova vita.

Felicità: una priorità assoluta

“La felicità è come il fitness. Se trasformiamo lo sport e lo stile di vita sano in una priorità per noi, allora saremo necessariamente più in forma e sani”. Secondo Gawdat dovremmo fare la stessa cosa con la felicità. Il raggiungimento di tale meta deve diventare la nostra priorità numero 1 e deve essere alla base di ogni decisione presa.

Dobbiamo imparare a fare ciò che ci rende felici. Ogni giorno per un’ora (o almeno quattro/cinque volte alla settimana) dovremmo dedicare parte del nostro tempo alla scoperta della gioia. E’ questo il consiglio: esistono libri, video, film che ne parlano. Imparare a conoscerla ci aiuta a farla nostra.

Le cose materiali non fanno la felicità

Siamo giù di morale dopo una giornata grigia. Le donne affrontano il problema fiondandosi fra i negozi. Vivono lo shopping come una terapia. Purtroppo però, la sensazione di sollievo è momentanea. Ci allieta al momento, ma non ci appaga a lungo termine.

Il perché lo spiega Mo: ”Siamo tutti nati felici. Una sorta di modalità predefinita. L’umore di base di un bambino, se tutti i suoi bisogni vitali sono soddisfatti, è proprio la felicità. Non ha bisogno di altro che di ciò che è dentro di lui”. Quindi ci rivela: “Ognuno può trovare la felicità in sé stesso se scopre davvero come funziona il mondo. Cercare la felicità nei beni materiali, in un bel partner, nelle vacanze, nella ricchezza o nel successo crea solo temporanei fremiti di gioia e piacere”.

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La gioia è assenza di sofferenza

Stiamo bene quando non abbiamo motivi per sentirci infelici. ”I bambini piangono quando c’è una fonte di sofferenza. Se hanno il pannolino sporco piangono. Se corriamo ai ripari e modifichiamo questa situazione, allora tornano a essere felici. Si tratta di una verità che ci riguarda tutti: proviamo gioia in assenza di una ragione per essere tristi e scontenti”. E’ questa la spiegazione di Gawdat di fronte a una verità assoluta apparentemente banale, ma troppo spesso inosservata e scontata.

“Ciò significa che, invece di cercare cose che ci renderebbero felici, dobbiamo eliminare uno ad uno i motivi che ci rendono infelici”. Iniziare a farne una lista potrebbe essere il primo passo per una rinascita interiore.

Non ascoltare sempre il cervello

“Una delle più importanti cause di infelicità nel mondo moderno è che la percezione che abbiamo della nostra vita non è sempre quella giusta. La sofferenza esiste perché il nostro cervello è una macchina di sopravvivenza creata per trovare ciò che manca. Spesso ci suggerisce cose sbagliate, ci manda messaggi di avvertimento con i quali ci comunica di prendere precauzioni di fronte a una minaccia che non esiste”, rivela l’esperto.

Quindi precisa: “È certamente più sicuro ascoltarlo che ignorare un vero pericolo, ma il modo per evitare sofferenze inutili esiste. E’ quello di chiedersi se ciò che il nostro cervello ci sta dicendo è reale e sensato, ma anche cosa penseremmo se un’altra persona ci comunicasse lo stesso messaggio. Per esempio, se la nostra mente ci fa dubitare dell’amore del nostro compagno assicuriamoci che esistano prove concrete per sostenere questo dubbio. Non sprecate la vostra vita sentendovi infelici per cose che non sono vere“. Quindi addio paranoie infondate: meglio prendere la vita con più leggerezza e affrontarla con uno spirito sereno.

Agire e reagire

Naturalmente Gawdat tiene a precisare: “Se però i vostri sospetti hanno fondamento, allora reagite”. Infatti, incoraggia: “La tristezza non ha mai cambiato le cose nel mondo reale. Potete passare il resto dell’anno a sentirvi infelici perché il vostro compagno non vi ama più, ma ciò non farà riaccendere la fiamma e non ne farà magicamente comparire un’altra. Ciò che fa la differenza è l’azione“.

Basta piangerci addosso: la vita continua e la nostra persona è importante. “Quando ci prendiamo la briga di combattere le fonti della nostra infelicità, queste scompaiono. Una volta che il cervello identifica o risolve i problemi, blocca la sensazione di infelicità”.

Far felici gli altri

E’ il segreto numero 1 per vivere bene: dare gioia alle persone che amiamo.

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Non c’è niente di più gratificante che essere la fonte della felicità altrui. Se ognuno di noi condivide la sua felicità con due persone e queste due persone la condividono con altre due – e via dicendo – il mondo intero sarà davvero felice in soli 5 anni”.