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Uccide la fidanzata con una roccia: condannato all'ergastolo

rebecca

Joshua Davies ha confessato di aver ucciso la fidanzata a colpi di pietra per un colazione offerta. E' stato condannato all'ergastolo.

Nel 2010 aveva ucciso la fidanzata colpendola con una roccia. Un amico gli aveva promesso la colazione gratis se avesse ucciso la ragazza. Il giovane ha confessato ed è stato condannato all’ergastolo.

Ha ucciso la fidanzata per una colazione

Un amico gli avrebbe offerto la colazione se lui avesse ucciso la fidanzata. Questa la ragione per cui Joshua Davies ha ucciso Rebecca Aylward con una roccia. I fatti risalgono all’ottobre 2010, in Galles. L’amico di Joshua gli avrebbe detto: “Sai quanto è dura rompere il collo ad una persona”.

Otto anni dopo il delitto, Joshua ha confessato ed è stato condannato a 14 anni di carcere. Inizialmente il ragazzo si era dichiarato innocente.

Secondo quanto emerso dalle indagini, Davies, dopo l’omicidio avrebbe mandato un sms all’amico: “Non dire nulla, potresti semplicemente offrirmi una colazione“. Inoltre Davies aveva anche scritto su Facebook: ” Mi sono goduto una bella giornata e una buona colazione”. Da parte sua, il giovane che ha lanciato la scommessa si è difeso in tribunale: “pensavo stesse scherzando“.

Lo stesso Davies aveva pubblicato messaggi di preoccupazione dopo l’annuncio della scomparsa della fidanzata, facendo finta di essere preoccupato. All’epoca dei fatti aveva 16 anni.

La confessione di Joshua Davies

La Swansea Crown Court lo ha condannato all’ergastolo. La pena minima da scontare è di 14 anni.

Secondo quanto appreso dalle prime fonti, Davies avrebbe chiesto di vedere il suo ufficiale di sorveglianza. Poi avrebbe confessato: “L’ho fatto. Sono totalmente responsabile. Nessun altro è coinvolto”.

La madre, parlando al Mirror, si è detta sconvolta: “Dichiarandosi non colpevole ci ha sottoposti al dolore di 5 settimane di processi e prove. Abbiamo dovuto ascoltare ogni macabro particolare sulla morte di Rebecca”.

La donna non potrà mai perdonare il giovane né per la morte della figlia, né per il dolore causatogli dalla sua iniziale dichiarazione di innocenza.