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Sopravvissuta al Bataclan: "Lo stress mi ha quasi ucciso"

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Gli attentati di Parigi del 13 novembre 2015 hanno causato "ferite invisibili" ma ugualmente gravi anche nei sopravvissuti, a causa dello stress.

Sono passati tre anni dall’attacco al Bataclan. L’attentato terroristico del 13 novembre 2015 ha causato 130 morti e 368 feriti. Ma anche i sopravvissuti hanno subito gravi e pesanti traumi, simili a quelli dei soldati nel Dopoguerra. Caroline Langlade, che ha pubblicato il libro “Sorties de secours” (“Uscita di sicurezza”), si è battuta per evitare l’interruzione del sostegno psicologico statale.

I terroristi hanno ucciso anche dopo

“Nessuno è uscito indenne dagli attacchi, sia fisicamente che psichicamente. Ci sono due tipi di ferite: quelle causate da proiettili o esplosioni, e quelle da trauma. La sera degli attacchi, ovunque, a Parigi, le persone si sono trovate in mezzo alle esplosioni, fra i corpi dei morti, e sono state sottoposte a stress acuto e molto intenso. Tutto questo ha creato ferite invisibili. La pelle non è segnata, ma gli organi sono stati colpiti. E questo può generare malattie psicosomatiche” spiegava un anno fa al quotidiano Le Figaro Caroline Langlade.

Il 13 novembre 2015 la donna è stata ostaggio per più di tre ore, assieme al suo compagno, in una stanza del Bataclan, dove un gruppo di terroristi dello Stato Islamico ha aperto il fuoco uccidendo 89 persone. Qualla sera di tre anni fa i miliziani jihadisti hanno attaccato in sei diversi punti di Parigi, causando la morte di 130 persone e il ferimento di 368.

Da quella carneficina sono uscite fisicamente illese centinaia di persone, colpite però negli anni da vari tipi di traumi. Caroline Langlade, che il 2 novembre2017 ha pubblicato il libro “Sorties de secours” (“Uscita di sicurezza”), dopo quella terribile esperienza ha fondato l’associazione “Life for Paris” e successivamente si è messa a lavorare ad un progetto per migliorare la gestione post-traumatica dello stress.

Le malattie psicosomatiche

Dopo gli attentati nei sopravvissuti “sono emersi casi di malattia di Crohn, sclerosi multipla, cancro, problemi digestivi, disturbi della pelle. – spiega Langlade – In associazione abbiamo saputo anche di persone decedute da stress post-traumatico. Quattro sono morte di attacchi di cuore senza avere condizioni patologiche, un’altra si è suicidata dopo una depressione aggravata”.

Lei stessa per mesi ha vissuto in uno “stato di dissociazione”. A causa del forte stress, inoltre, a Caroline Langlade le è stata diagnosticata una “ipertensione intracranica, che ha dilatato i miei nervi ottici, a discapito della vista”. Ecco perché la donna si è battuta per chiedere al governo di non interrompere il sostegno psicologico ai sopravvissuti. “Non serve ricevere soldi, se prima non si è stati curati” commenta infatti.