Fabio Rossi L’accordo sul nucleare è sempre più instabile: infatti, dopo la rinuncia degli Stati Uniti, adesso anche l’Iran minaccia di abbandonare l’intesa. Durante l’incontro tra il ministro degli esteri iraniano e quello inglese, rispettivamente Mohammad Javad Zarif e Jeremy Hunt, è emersa la volontà da parte dei persiani di lasciare l’accordo “se le esigenze economiche non saranno soddisfatte”.
Durante l’incontro non si è parlato solo del nucleare: i due ministri hanno vagliato la possibilità di utilizzare lo Special Purpose Vehicle (Spv), uno strumento finanziario che permetterebbe di continuare a fare affari con Teheran sfuggendo alle misure punitive previste dagli Stati Uniti. Un altro argomento di discussione proposto da Hunt, alla sua prima visita in Iran, è quello che coinvolge Nazanin Zaghari-Ratcliffe. La donna, di origini inglesi, è stata arrestata nell’aprile del 2016 ed è stata condannata a 5 anni di reclusione nel carcere della capitale iraniana. L’accusa è di aver cercato di organizzare un colpo di stato contro l’attuale presidente Hassan Rouhani.
L’accordo nucleare
Le tensioni che riguardano l’accordo nucleare sono iniziate con il successo alle elezioni di Donald Trump. Infatti il presidente americano, una volta eletto, ha abbandonato l’intesa firmata da Barack Obama nel 2015. Non solo, Trump ha deciso di inserire alcune pesanti sanzioni contro l’Iran come dazi sull’oro, su software per processi industriali e sul carbone. Il 5 novembre gli USA hanno deciso di aggiungere altre sanzioni sulle banche, sul petrolio e sui trasporti minacciando anche tutti i paesi che commerciano con l’Iran.
Solo otto paesi, tra cui l’Italia, hanno il permesso di continuare a importare petrolio dall’Iran senza subire sanzioni dagli Stati Uniti. Le varie sanzioni, targate Donald Trump, sono costate all’Iran più di un milione di barili di petrolio al mese.
