Rimane alta la tensione tra Russia e Ucraina. Nella giornata di martedì 27 novembre 2018 una lunga colonna di mezzi militari sono stati avvistati nei pressi di Kerch, città della Crimea situata tra il mar d’Azov e il mar Nero.
Missili antinave e antiaereo
Tra gli armamenti inviati in Crimea, anche diversi sistemi di difesa costiera “Bal”, equipaggiati con otto missili antinave, in grado di colpire imbarcazioni distanti fino a 20 chilometri. Inoltre, la Russia avrebbe schierato anche il sistema missilistico antiaereo S-400 Triumph, progettato per proteggere in particolare i palazzi del potere della Federazione.
La militarizzazione della Crimea, annessa alla Russia nel 2014 a seguito di un referendum che la comunità internazionale considera illegale, è avvenuta dopo che domenica 25 novembre 2018 le autorità di frontiera russe hanno sequestrato tre imbarcazioni militari ucraine e arrestato 24 tra marinai e agenti del controspionaggio di Kiev. Le navi, nonostante i ripetuti avvertimenti, erano infatti entrate nelle acque territoriali della Russia, nello stretto di Kerch. Il governo ucraino ha accusato la Russia di “aggressione” mentre Mosca ha affermato che ciò che è successo è stata una “provocazione pianificata”.
Una scusa, ha lasciato intendere Vladimir Putin, per permettere a Petro Poroshenko di imporre la legge marziale sui suoi territori al confine con la Russia e lungo la costa del Mar Nero e del Mar d’Azov. Nel marzo 2019 in Ucraina si terranno infatti le elezioni e l’attuale presidente è molto indietro nei sondaggi rispetto agli altri candidati. La minaccia di un possibile conflitto con la Russia potrebbe favorire invece la rielezione di Poroshenko.