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Egitto, l'attrice Rania Youssef rischia 5 anni per abito osé

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L'attrice Rania Youssef è accusata di "incitare alla dissolutezza" a causa del suo abito considerato troppo osé: rischia 5 anni

L’attrice Rania Youssef, originaria dell’Egitto, è stata rinviata a giudizio con l’accusa di “incitamento alla dissolutezza” per aver indossato un abito trasparente al Cairo Film Festival. Il vestito, considerato troppo osé, ha accentuato le sue dolci curve e la sua femminilità. Ma qualcuno pare non averlo accettato.

Secondo giuristi ed esperti studiosi dell’Islam, non è il Corano a volere le donne in una condizione di subalternità, “ma il pensiero patriarcale”. E’ fondamentale immunizzare i bambini da interpretazioni distorte, ma un pensiero tanto radicato nella società e nella legge islamica ancora vige in tutta la sua durezza. Il pensiero patriarcale radicato nel potere è il peggiore nemico dell’Islam e ha pesanti ricadute sulla condizione della donna. Sarebbe necessario andare oltre gli stereotipi sulle realtà islamiche e, in particolare, sul ruolo delle donne nel mondo musulmano, uno spaccato che ancora oggi è drammatico, ma che allo stesso tempo rende ancora più combattivo il mondo femminile, il movimento emancipatorio per i diritti in ambito familiare e sociale, il femminismo di stato e quello islamico, fenomeni trasversali che devono essere collocati in contesti storici e geografici diversi tra loro.

Egitto, accusata di “incitamento alla dissolutezza”

E’ la Bbc oline a comunicare quanto accaduto al Cairo Film Festival. Le autorità hanno rinviato a giudizio la Youssef. L’inizio del processo, nato da una serie di denunce arrivate alla procura, è previsto per il 12 gennaio 2019.

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La donna, se riconosciuta colpevole, rischia fino a cinque anni di reclusione. L’attrice, 44 anni, si è scusata spiegando che non avrebbe indossato l’abito se avesse saputo che avrebbe causato problemi di questo tipo.