Dopo ben 58 anni il Qatar dal primo gennaio 2019 abbandonerà l’Opec, l’organizzazione dei paesi produttori di petrolio nata nel 1960 per iniziativa dell’Arabia Saudita e composta da 15 membri. L’annuncio a sorpresa è stato dato da Saad al-Kaabi. Il ministro dell’Energia, intervenendo in conferenza stampa a Doha, ha precisato che il Qatar continuerà a produrre petrolio “ma si concentrerà sulla produzione di gas, siamo realisti e questo è il nostro potenziale”. La prima conseguenza della decisione, destinata a modificare ulteriormente i delicati equilibri energetici, è stato l’aumento del prezzo del greggio, vicino a toccare i 54 dollari al barile.
Lo scontro con l’Arabia Saudita
Alla base della scelta, secondo quanto riferisce il Financial Times, ci sarebbero in realtà i rapporti tesi con alcuni Paesi dell’area a partire dall’Arabia Saudita che dal giugno del 2017, insieme a Emirati Arabi Uniti, Bahrain ed Egitto, ha rotto i rapporti commerciali con il Qatar accusando l’emirato di proteggere e favorire il terrorismo e di essere legato in maniera eccessiva all’Iran. Al Kaabi non ha fatto riferimento a queste motivazioni nello spiegare l’addio all’Opec (“Siamo fieri della nostra reputazione internazionale”) e tuttavia le tensioni politiche sembrano aver avuto un ruolo di primo piano in senso all’organizzazione e al settore. Anche alla luce dei “contatti” e degli “affari” tra l’Arabia Saudita e la Russia con relativa perdita di influenza da parte dell’Opec stessa (chiamata a riunirsi il prossimo 6 dicembre e finita negli ultimi anni anche nel mirino del presidente degli Stati Uniti Donald Trump).