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2018, record di giornalisti uccisi: 80 morti

2018, record uccisioni giornalisti

Reporters sans frontières parla di violenza "senza precedenti", con un aumento rispetto al 2017. L'Aghanistan è l'inferno, seguito dalla Siria.

Il 2018 sarà ricordato anche come l’anno record per i giornalisti uccisi. In totale sono 80 e si tratta di una violenza “senza precedenti”, come riferito da Reportes sans forntières. Al primo c’è l’Afghanistan, seguito da Siria, Messico, India e Stati Uniti. Contro i giornalisti si registra un odio crescente, alimentato anche dai social che finiscono per indebolire il ruolo di quarto potere attribuito alla stampa.

2018: anno nero per i giornalisti

Il 2018 sarà un anno con molti ricordi. Tante, forse troppe le tragedie che hanno macchiato di sangue i 365 giorni di questo anno, anche se non ancora concluso. E alle molti morti si aggiungono quelle dei giornalisti in giro per il mondo. Nel 2018 ne sono stati uccisi 80, segnando un aumento dopo tre anni di calo. L’organizzazione no-profit Reporters sans frontières parla di violenza “senza precedenti” contro i giornalisti, uccisi semplicemente perchè esercitano la loro missione di informare. Nel 2017 erano state registrate 65 morti, quest’anno sono 63 solo i giornalisti professionisti. A questi si aggiungono 13 non professionisti e 4 collaboratori dei media. “L’odio verso i giornalisti proferito e persino sostenuto da leader politici, religiosi o uomini d’affari senza scrupoli ha conseguenze drammatiche sul terreno, e si traduce in un aumento preoccupante delle violazioni”, avverte Christophe Deloire, segretario generale di Rsf, che mette sotto accusa anche i social. I vari social network, si sa, hanno una grande responsabilità nella nascita e nella crescita dell’odio che sfocia poi nella violenza e contribuiscono a indebolire sempre di più il ruolo di quarto potere attribuito alla stampa. Reporters sans frontières informa che negli ultimi dieci anni sono morti più di 700 giornalisti professionisti, e oltre la metà sono stati “deliberatamente presi di mira e assassinati”.

L’Afghanistan è l’inferno

Non è una novità e in qualche modo ce lo si aspetta, il luogo dove i giornalisti rischiano maggiormente di perdere la vita è l’Afghanistan. Nel paese asiatico, solo quest’anno ne sono stati uccisi 15, di cui 9 nel doppio attacco avvenuto il 30 aprile scorso quando proprio gli operatori dell’informazione erano il bersaglio dei kamikaze. Dopo il primo attentato a Kabul, un uomo travestito da reporter si era mescolato tra i giornalisti accorsi sul luogo per testimoniare l’orrore e rilanciare sui circuiti internazionali le tragiche immagini di questa guerra afgana senza fine. Ma lì il kamikaze si era fatto esplodere, provocando una strage. Al secondo posto nella classifica dei luoghi dove si registrano più uccisioni di reporter si trova la Siria con 11 morti e poi Messico con 9, India con 6 e Stati Uniti sempre con 6 vittime, di cui 4 morte nell’attacco alla redazione di Capitolo Gazette del Maryland nel giugno scorso. Lì ad aprire il fuoco è stato un 38enne che si era sentito diffamato dagli articoli del giornale americano. Oltre al record di vittime di attacchi, il 2018 è anche l’anno dove ci sono stati più decessi: 348 contro i 326 del 2017. Inoltre ci sono moltissimi reporter in prigione. Più della metà si trovano in Iran, Arabia Saudita, Egitto, Turchia e Cina.