> > Sud Africa, suona la chitarra durante operazione al cervello

Sud Africa, suona la chitarra durante operazione al cervello

musa

Un uomo sudafricano si è fatto asportare un tumore cerebrale mentre suonava la sua chitarra, perfettamente cosciente.

Musa Manzini, sudafricano, musicista jazz, ha subito un intervento chirurgico per farsi rimuovere un tumore al cervello. La cosa strana è che l’operazione è avvenuta non solo mentre lui era assolutamente cosciente, ma addirittura mentre suonava la chitarra.

Lo operano al cervello: lui suona la chitarra

Musa Manzini, chitarrista jazz e professore universitario, ha subito un’operazione chirurgica al cervello nella quale è rimasto sveglio mentre i chirurghi operavano all’interno del suo cranio aperto. Durante l’operazione, durata 6 ore, il sudafricano ha suonato la sua chitarra acustica. La decisione di adottare questa particolare pratica, senza la consueta anestesia generale, è stata presa “tenendo in considerazione la sua carriera da musicista“, preservando la mobilità delle dita dell’uomo, e la conseguente coordinazione neurologica con gli arti. Questo tipo di operazioni, con il paziente in stato di veglia, si effettua quando la parte del cervello coinvolta è quella espressiva, che dirige il linguaggio e le sensazioni come il tatto. Nel caso di anestesia, il rischio è quello di danneggiare queste funzioni cerebrali.

La rimozione del tumore da sveglio

La craniotomia, effettuata per rimuovere un tumore al cervello, ha avuto luogo all’ospedale Chief Albert Luthul nella città costiera di Durban, in Sud Africa. A dirigere la delicata operazione, portata a termine da un team di neurologi specializzati, il Dottor Basil Enicker e il Dottorr Rohen Harrichandparsad. Il fatto che Musa stesse suonando ha permesso ai chirurghi di identificare le aree del cervello attivamente coinvolte nelle attività svolte, permettendo una maggiore riduzione del tumore, minimizzando i danni. Musa Manzini è un musicista vincitore di vari premi, oltre a essere un professore universitario, per cui che il suo cervello rimanesse in grado di funzionare come prima era essenziale per garantirgli una qualità di vita sociale e professionale adeguata.

Manzini ha voluto sottolineare come questa operazione dimostri che esistano dei team di professionisti che sono disposti a fare un miglio in più per i loro pazienti.