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Messico, esplode gasdotto: 66 morti e almeno 70 feriti

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Esplode un gasdotto in Messico, provocando 21 morti e 70 feriti. Per le autorità è colpa delle gang che rubano la preziosa risorsa

Nel corso della notte tra venerdì 18 e sabato 19 gennaio 2018 è esploso un gasdotto nello stato messicano di Hidalgo, uccidendo almeno 21 persone. Una esplosione che secondo quanto emerso finora avrebbe avuto origine in un rubinetto posizionato illegalmente lungo la tubatura, e utilizzato per rubare la preziosa risorsa. Una esplosione che secondo Omar Fayad, governatore di Hidalgo, avrebbe ferito almeno 70 persone residenti nella cittadina di Tlahuelilpan, situata a circa 130 Km a nord di Mexico City. ed è proprio la compagnia energetica statale Pemex ad affermare che l’esplosione sarebbe stata causata da un tappo illegalmente posizionato lungo il corso del gasdotto Tuxpan-Tula.

Esplosione gasdotto, bilancio vittime aggiornato

Continua ad aumentare il bilancio delle vittime dell’esplosione che la notte tra il 18 e il gennaio 2019 ha colpito lo stato messicano di Hidalgo. Secondo l’ultima conta dei morti diffusa dalle autorità infatti il numero di persone rimaste coinvolte nell’esplosione continuerebbe ad aumentare. Sessantasei i decessi finora accertati, e un imprecisato numero di feriti sarebbero ora stati presi in cura dai soccorsi.

Emergerebbero inoltre alcuni video, ripresi nel corso della giornata di venerdì 8 gennaio 2019, nei quali viene ripresa la perdita del gasdotto. Perdita attorno alla quale erano in decine ad accalcarsi, cercando – utilizzando contenitori di plastica – di accaparrarsi il prezioso carburante liquido.

La piaga del furto di combustibile

Per le autorità messicane il furto di combustibile rappresenta una vera e propria piaga. Non solo perché sottrae illegalmente preziose risorse allo stato, ma anche e sopratutto perché, spiega il governatore, “Mette a rischio a vostra vita e quella delle vostre famiglie”. Una tragedia, quella avvenuta a Tlahuelilpan, che in un messaggio pubblicato su Twitter si augura “Non debba più accadere”.

Emergono intanto sui social media alcuni video che riprendono l’incendio che ha seguito l’esplosione. Immagini nelle quali si vedono delle altissime fiamme sprigionarsi dalla tubatura che corre in un campo, e si sentono le urla dei presenti che cercano di mettersi in salvo.

In moto la macchina dei soccorsi

Il presidente Andrès Manuel Lòpez Obrador attraverso Twitter ha fatto sapere di avere messo in moto la macchina dei soccorsi. Macchina alla quale spetterà ora il compito di prestare soccorso alle persone rimaste coinvolte nella terribile esplosione.

Sul posto ambulanze e personale medico specializzato, che in queste ore sta provvedendo al trasferimento degli ustionati più gravi presso gli ospedali di Mexico City.

La responsabilità delle Gang

Messico che, secondo quanto riportato dal New York Times, nonostante la presenza di numerosi giacimenti, sarebbe nel mezzo di una vera e propria crisi energetica. Una crisi che causa interruzioni nei rifornimenti sia nella capitale sia nei comuni limitrofi. Una crisi provocata da dalla presenza di numerose gang, che praticando aperture lungo i condotti sottraggono il prezioso contenuto, per poi rivenderlo. Una pratica talmente diffusa, seconda quanto afferma Obradòr, da costare al governo solo nel 2018 la bellezza di 3.14 miliardi di Dollari americani. Una pratica che oltre ad essere costosa, è ovviamente molto pericolosa. Nel 2010 in una simile esplosione, avvenuta nello stato di Puebla, erano morte 27 persone. Decine i feriti, e centinaia le case danneggiate dalle fiamme.

La risposta delle autorità

Una crisi che ha portato il presidente Obradòr, nel tentativo di limitare le perdite, a chiudere gli oleodotti e i gasdotti ritenuti più vulnerabili. Rifornimenti dirottati quindi su camion, e 4000 uomini dell’esercito a presidiare le principali condutture. Una situazione che, per quanto possa avere avuto il merito di ridurre le perdite, ha però comportato un forte rallentamento delle forniture. E che costringe i cittadini messicani ad affrontare lunghe code ai distributori.