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Julen: pause forzate tra le deflagrazioni delle microcariche esplosive

julen bimbo nel pozzo

Pause obbligate dopo le esplosioni delle microcariche nel tunnel, per i minatori impegnati nelle operazioni di soccorso del piccolo Julen.

La montagna sta resistendo all’instancabile lavoro dei minatori, fermi a poche decine di centimetri dal punto del pozzo nel quale si presume che sia bloccato il piccolo Julen. Ore di frustrazione ed impotenza per la famiglia del bimbo di due anni, che non possono fare altro che attendere notizie provenienti da decine di metri di profondità. L’ultima conferma è il fatto che 3,35 metri del tunnel orizzontale che collega il pozzo al tunnel verticale realizzato in pochi giorni sono stati scavati e che ne restano dunque tra i 60 ed i 70 per raggiungere Julen.

Julen, scavati 3,35 metri del tunnel

Sono trascorsi molti giorni dal 13 gennaio, giorno nel quale è precipitato all’interno del buco nel terreno ma, fanno sapere i soccorritori, non bisogna perdere le speranze di poterlo trovare ancora in vita anche se è importante che nella caduta nessun organo interno sia rimasto danneggiato e che, seppur in profondità. sia presente una quantità di ossigeno tale da consentirgli di respirare.

Crisi d’ansia per il padre

José Roselló, padre di Julen, è stato colpito nella serata del 26 gennaio da un attacco d’ansia ed è stato soccorso e curato da un’equipe medica. L’uomo si trova con la moglie Victoria García in una casa messa loro a disposizione da un residente di Totalàn, vicino a Malaga, per consentire loro di poter seguire le operazioni minuto dopo minuto senza doversi allontanare dalla zona. Secondo le ultime informazioni i minatori, al lavoro da oltre 31 ore dandosi il cambio ogni mezz’ora e lavorando in due alla volta, avrebbero fatto deflagrare una microcarica esplosiva ma non è chiaro se siano riusciti in tal modo ad allungare il tunnel in quanto gli scavi restano fermi a 3,35 metri.

Pause forzate per i minatori

E’ emerso inoltre che, tra un’esplosione e la successiva, è necessario lasciar passare almeno un paio d’ore di tempo poichè a causa della quantità di polvere e detriti sollevati dalla deflagrazione, i minatori non sono in grado di respirare. Ricordiamo infatti che devono operare costantemente collegati a bombole di ossigeno e che l’esplosione delle microcariche deve essere eseguito con grande precisione richiedendo però delle pause obbligate che impediscono di poter procedere. Altro problema riscontrato sin dall’avvio delle operazioni di scavo del tunnel orizzontale è la durezza del terreno, ricco di quarzite, che ha spinto i minatori ad optare per le quattro micro esplosioni. Secondo quanto riportato da La Vanguardia, per i primi tre quarti dello scavo il gruppo non avrebbe riscontrato particolari problemi ma l’ultimo tratto si sarebbe rivelato estremamente difficile a causa della presenza di una vena di roccia dura; motivo per il quale sono intervenuti anche i geometri, allo scopo di preparare la quarta microcarica con estrema precisione per indirizzare correttamente il tunnel.

La squadra dei soccorritori

Non è chiaro al momento, anche se è altamente probabile, se ne verrà fatta deflagrare una quinta per cercare di velocizzare l’operazione di scavo dell’ultimo tratto di tunnel. Resta inoltre da capire dove si trovi precisamente il piccolo Julen, che potrebbe essere coperto dalla terra. Il gruppo dei soccorritori di Julen è composto da 26 specialisti: 8 minatori, 10 uomini della guardia civil e 8 vigili del fuoco.