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Parigi, chi sono i foulard rossi

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Dopo l'undicesima giornata di protesta a Parigi, arriva la manifestazione dei foulard rossi, i manifestanti anti gilet gialli

I Foulard Rouges, i fazzoletti rossi, si dicono voce della “maggioranza silenziosa che da 10 settimane resta sotterrata nelle case” mentre nelle strade francesi imperversa la violenza dei gilet gialli, che il 26 gennaio sono tornati nella capitale per l’11esimo sabato di protesta.

In prima fila durante la manifestazione del 27 gennaio c’era l’ideatore dell’iniziativa, Laurent Soulié, 51 anni, ingegnere di Tolosa che a metà dicembre aveva annunciato di voler lanciare “un messaggio in bottiglia nel mare”. A lui si sono uniti i “foulard rouges” che già esistevano come movimento di contestazione ai blocchi stradali. Il patto fra le due componenti è di non dichiararsi sostenitori del presidente Macron ma della “Republique”, hanno dichiarato. Il movimento è composito, per non aumentare la tensione. Intanto è in corso il Grande dibattito nazionale lanciato da Macron. Il corteo dello scorso 27 gennaio è partito da place de la Nation per arrivare a Bastille. 20.000 i partecipanti in occasione del primo appuntamento.

I foulard rossi contro i gilet gialli

“Bisogna ci sia il numero massimo di persone con noi. I politici saranno i benvenuti, ma come cittadini, senza le loro bandiere”. Così avrebbe spiegato Théo Poulard, un panettiere di Finistère, indicato da Le Monde come il vice-presidente del movimento. E ancora: “La nostra marcia intende denunciare la violenza e la radicalizzazione dei gilet gialli“. Quindi ha commentato: “Io sono per la libertà di opinione, ma si è andati troppo in là: chiedendo le dimissioni di Macron hanno messo in discussione un voto democratico”.

Il suo pensiero nei riguardi dei violenti concittadini manifestanti risulta chiaro: “A Tolosa hanno rotto le finestre a martellate, hanno imbrattato la sede del comune. Cosa stiamo aspettando? Che incendino la sede dell’Assemblea nazionale?”. Quindi ha concluso con fermezza: “80 mila persone non possono decidere il destino di tutti i francesi”.

La manifestazione dei foulard rouges

Sebbene la partecipazione dei gilet gialli alla manifestazione del 26 gennaio sia stata inferiore alle precedenti (segno, forse, di un’apertura di credito di alcune frange del movimento per la consultazione nazionale lanciata da Emmanuel Macron), le violenze sembrano aver esasperato parte della popolazione parigina. L’indomani, infatti, i manifestanti anti gilet gialli sono scesi in piazza per chiedere “una cosa sola: il ripristino dell’ordine pubblico e delle libertà individuali“. Così si legge su una delle pagine Facebook espressione di questo neonato movimento che, come i gilet gialli, ha scelto un simbolo: il foulard rosso, indossato dai dimostranti che hanno sfilato domenica per le vie della capitale.

Anche la mobilitazione dei foulard rossi, come quella della controparte, è sorta e si è diffusa tramite i social network. Un mese prima, infatti, l’ingegnere Laurent Soulié ha creato una pagina chiamata “STOP – Adesso è abbastanza”. Poi ha organizzato un evento: “Marcia Repubblicana per le Libertà”. Le adesioni raccolte sono equivalse grossomodo al numero di persone scese in piazza. Il simbolo è quello eterno de La République, la Marianna col berretto frigio, che nell’immagine del profilo piange lacrime blu e rosse su un volto pallido, i tre colori della bandiera nazionale.

“La rabbia è stata ascoltata, le rivendicazioni erano legittime ma ne denunciamo la forma, la violenza sistematica, l’odio contro i funzionari eletti, i giornalisti”, ha spiegato Soulié alla stampa. E proprio ai giornalisti si rivolge un post apparso sulla pagina “Les Foulards Rouges”, nel quale la categoria è accusata di non volersi schierare a loro favore, dopo le aggressioni ad alcuni cronisti avvenute durante le manifestazioni dei gilet gialli. Questa pagina ha un altro amministratore, John Christophe Werner, che si definisce a sua volta “fondatore del movimento dei foulard rossi”.

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