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Brasile, crollo diga di Brumadinho: diffuso il video della tragedia

Brasile, crollo diga

Oltre 110 morti e 238 dispersi è il bilancio del crollo della diga che ha determinato anche un disastro ambientale non indifferente.

La televisione brasiliana ha diffuso il video della tragedia seguita al crollo della diga di Brumadinho che ha causato la morte di oltre 110 persone, mentre in 238 sono ancora dispersi. Le immagini mostrano un fiume inarrestabile che ha provocato un enorme disastro ambientale.

Crollo della diga: il video

La televisione brasiliana ha diffuso il video della tragedia seguita al crollo della diga di Brumadinho avvenuto il 25 gennaio 2019, probabilmente per la perdita di stabilità del terreno. La diga si trovava nello stato meridionale di Minas Gerais, in Brasile e nel filmato si vede come – in pochi attimi – un’enorme colata di fango ha ricoperto con forza la mensa dei minatori che in quella zona lavoravano. A causa di quel fiume marrone, almeno 110 persone sono morte e 238 sono ancora disperse. Centinaia di vigili del fuoco, insieme ai soldati, sono impegnati nelle operazioni di ricerca e soccorso. Il crollo della chiusa di Brumadinho rientra nei disastri ambientali, come ha riportato Euronews. Infatti, sull’ambiente circostante si sono riversati rifiuti minerari e fango per un totale di tredici milioni di metri cubi. Greenpeace Brasile e il WWF sostengono si tratti di un crimine ambientale per le gravi conseguenze che il crollo porterà sulla flora e sulla fauna circostante.

5 arresti e il precedente di Mariana

Solo 4 giorni dopo il crollo della diga cinque persone sono state arrestate, tre di loro sono dipendenti di Vale – la società d’estrazione mineraria proprietaria della chiusa di Brumadinho – mentre le altre due sono ingegneri che si erano occupati della stabilità dello sbarramento. Non è la prima volta che Vale viene coinvolta nel crollo di una diga. Nel 2015 la chiusa di Mariana, sempre nel Minas Gerais, crollò causando la morte a 19 persone. Inoltre, 60 milioni di metri cubi di detriti finirono nel fiume Dobe e di conseguenza nell’oceano Atlantico. Anche in quel caso si è parlato di disastro ambientale.