Ogni settimana prelevava al figlio almeno mezzo litro di sangue, che poi gettava nel water. Una pratica iniziata quando il piccolo aveva solo 11 mesi, e poi proseguita per anni. E fermata solo con l’intervento della Polizia, che attraverso le immagini riprese da alcune telecamere nascoste, è riuscita a fermare la donna.
Condannata a quattro anni di reclusione
Che per questo motivo è stata condannata dal tribunale di Herning, in Danimarca, a quattro anni di reclusione per maltrattamenti. Che dovrà anche affrontare la perdita dell’affidamento del figlio, che andrà ora a vivere con il padre. Stando a quanto emerso finora, la donna – ora 36enne – non avrebbe nemmeno saputo spiegare le ragioni del suo gesto, e non ricorrerà nemmeno in appello nei confronti della condanna.
“Non so come sia successo”, racconta, “Ma è stato sempre peggio. Le siringhe, una volta riempite di sangue, le buttavo nella spazzatura”. La donna, di professione infermiera, è stata ora dichiarata inabile all’esercizio.
Indagini avviate su segnalazione dei medici
La Polizia aveva avviato le indagini su segnalazione dei medici, che continuavano a riscontrare bassi livelli di sangue nel piccolo. “Livelli talmente bassi”, spiegano i medici, “Da arrivare a mettere in pericolo la vita del bambino”.
E, sempre stando ai medici, la mamma 36enne soffrirebbe della sindrome di Münchausen per procura. Una sindrome che spingerebbe un genitore a fare volontariamente del male al proprio figlio per farlo apparire a famigliari ed amici come malato, attirando in questo modo l’attenzione su di se.