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Pakistan, assolta la famiglia di Sana Cheema: "Mancano prove"

sana cheema

Assolta in Pakistan la famiglia di Sana Cheema, 26enne uccisa perchè voleva sposare un italiano. Per il giudice mancano prove e testimoni.

Assolti gli undici imputati per l’omicidio di Sana Cheema: per il giudice “non ci sono prove sufficienti e mancano testimoni”. La ragazza uccisa aveva venticinque anni, desiderava sposare un ragazzo italiano e sarebbe stata uccisa dal fratello e dal padre dopo aver comunicato alla famiglia di volersi sposare con un italiano. Il padre e il fratello della malcapitata in un primo momento confessarono di averla uccisa per aver disonorato la famiglia, poi però ritrattarono e partì un processo. Sana, che viveva a Brescia e lavorava a Milano, era tornata momentaneamente in Pakistan e per l’occasione aveva comunicato alla famiglia la sua scelta di vita; dalla sua terra natale però, non è più tornata.

La politica italiana interviene

Matteo Salvini commenta così dal suo profilo twitter l’assoluzione dei parenti di Sana. «Che vergogna! Se questa è ‘giustizia islamica’ c’è da aver paura. Una preghiera per Sana. Scriverò al mio collega, il ministro dell’Interno pakistano, per esprimere il rammarico del popolo italiano». Dice la sua, esprimendo tutto il rammarico di una comunità, anche il vicesindaco di Brescia Laura Castelletti: «è un momento bruttissimo per la città, chiederemo al Governo e al Ministero degli Esteri di non abbandonare Sana e pretendere per lei giustizia».

“Suo padre tornerà qui”

A quanto sembra, c’è anche chi prevedeva un finale del genere per il processo in Pakistan ai parenti di Sana: «Sapevo sarebbe finita così, lo avevo già pronosticato conoscendo la giustizia in Pakistan» commenta un amico della ragazza, il quale non esclude nemmeno la possibilità di rivedere il padre bazzicare nel bresciano, in totale libertà, nel prossimo periodo.