Un gruppo di sedici stati guidato dalla California ha fatto causa all’amministrazione Trump per la sua decisione di dichiarare una emergenza nazionale per giustificare e finanziare il muro col Messico, bypassando il Congresso. Nella citazione si sostiene che il presidente ha violato in modo evidente la separazione dei poteri e usato come pretesto una crisi inventata per dichiarare l’emergenza.
“Si tratta di una grave violazione”
La causa è stata depositata in un Tribunale della California; all’interno si sostiene che la mossa del presidente è contraria a due clausole che definiscono le procedure legislative e il ruolo del Congresso come arbitro finale per l’utilizzo dei fondi pubblici. “Per ammissione dello stesso presidente, la dichiarazione di emergenza non era necessaria“, scrivono i ricorrenti nel testo depositato al Tribunale della California.
Già alcuni giorni fa, come riportato da Repubblica, accanto alle proteste legate alla #FakeEmergency, erano giunti i primi guai per Donald Trump. Public Citizen, gruppo a tutela dei consumatori, ha fatto causa a The Donald, mettendo in dubbio la legalità dell’operazione di dichiarata emergenza. L’ente rappresenta i proprietari di tre terreni in Texas e l’organizzazione (no profit) Frontera Audobon Society che si vedranno espropriare degli appezzamenti per permettere la costruzione del muro voluto da Trump per proteggere i confini con il Messico.
“Muro necessario per fermare crimini e droga”
“Non è solo una questione di promesse elettorali, c’è una vera e propria crisi della sicurezza. E dire che il muro non funziona è solo una bugia, una grande bugia”. “Siamo di fronte a un’invasione di droga, di gang, di criminali, di persone, e questo è inaccettabile”. “Vogliamo fermare l’ingresso in America di droga e criminalità”. Sono queste le parole del presidente Usa che, dalla Casa Bianca, hanno lanciato l’emergenza su scala nazionale.