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Venezuela, deputato dell'opposizione avvelenato: è grave

Venezuela

Nicolas Maduro impedisce l'ingresso di aiuti umanitari. Al confine della Colombia un membro dell'opposizione guidata da Juan Guaidó viene avvelenato.

Mentre al confine venezuelano centinaia di attivisti tentano di forzare il blocco del regime di Maduro che impedisce l’ingresso degli “aiuti umanitari” americani, alla frontiera con la Colombia un membro dell’Assemblea nazionale del Venezuela, guidata dall’autoproclamato presidente Juan Guaidó, viene avvelenato. Freddy Superlano è grave, morti gli altri due commensali.

Avvelenato parlamentare dell’opposizione

Rimangono gravi le condizioni di un parlamentare membro dell’Assemblea nazionale del Venezuela, oppositore di Maduro. Freddy Superlano è stato infatti avvelenato domenica 24 febbraio 2019 mentre si trovava in un ristorante di Cucula, la città colombiana vicina al confine con il Venezuela. Seduti al tavolo con lui anche il cugino e l’assistente del parlamentare, Carlos Surinas. Il partito guidato dall’autoproclamato presidente Juan Guaidó annuncia che i due sono morti a causa del grave avvelenamento.

Stando ai primi accertamenti, al deputato Freddy Superlano è stata somministrata una sostanza nota come ioscina o scopolamina (o burundanga), un farmaco alcaloide allucinogeno i cui effetti sono simili a quelli dello stramonio. Come ricorda express.co.uk, in Sudamerica è molto utilizzato dagli autori di rapine o di aggressioni sessuali, tanto che la droga viene soprannominata anche “Devil’s Breath”.

Aiuti umanitari o militari?

Intanto la tensione in Venezuela rimane altissima. Proseguono infatti i violenti scontri alle frontiere. Il governo guidato da Nicolas Maduro si rifiuta infatti di lasciare entrare i convogli americani, sostenendo che non trasportano “aiuti umanitari” come gli USA vogliono far credere. Il regime teme infatti che facciano da apripista ad una possibile invasione militare del Paese.

Sarebbero oltre 300 gli attivisti feriti nel corso delle manifestazioni al confine con la Colombia, mentre alla frontiera con il Brasile si conterebbero almeno quattro morti. Per questo motivo Juan Guaidó rompe ogni indugio e annuncia: “Gli eventi di oggi (sabato 23 febbraio 2019, ndr) mi hanno obbligato a prendere una decisione: proporre in modo formale alla comunità internazionale di mantenere tutte le opzioni disponibili per liberare questo Paese, che lotta e continuerà a lottare”.

Anche l’Italia prende posizione, con il premier Giuseppe Conte che chiarisce: “Insieme agli altri paesi dell’UE, condanniamo i tentativi di ostacolare l’ingresso di aiuti umanitari per il popolo venezuelano e di reprimere con violenza il dissenso e le pacifiche manifestazioni di protesta. – aggiungendo – Vogliamo presto nuove elezioni presidenziali: libere e democratiche”.