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La lettera: "Mia figlia, morta a 15 anni per un cancro alle ovaie"

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In una lettera una mamma racconta la storia della figlia, morta adolescente per un cancro alle ovaie che pesava 10 chili: "Pensavo fosse incinta".

“Mia dolce figlia, pensavo avessi 14 anni e fossi incinta. Ma la verità era di gran lunga peggiore”. Così l’attacco della lettera della mamma di Giovanna Ienco, teenager australiana morta nel 2012 a causa di un cancro alle ovaie, cresciuto al punto da essere confuso con una gravidanza. Oggi a sette anni di distanza, sua madre, Ange, torna a raccontare la sua storia, in una lunga confessione pubblicata su un sito australiano, poi ripresa dal tabloid Mirror. Suo obiettivo è quello di sensibilizzare i genitori sull’importanza della prevenzione e dell’informazione nella lotta ad uno dei tumori più diffusi e aggressivi per le donne. Una patologia che raramente affligge soggetti così giovani. Per questo, confida la donna, quando la pancia di Giovanna ha cominciato a crescere e la ragazza ha iniziato a lamentare i primi sintomi il suo primo pensiero fu che sua figlia fosse rimasta incinta.

“Pensavo fosse incinta”

“Diceva sempre che era stanca e non aveva il ciclo regolare, così ho subito pensato che fosse in attesa”, ricorda Ange Iengo, 46enne di Victoria, in Australia. “Toccando la sua pancia – continua la sua dolorosa lettera – era talmente dura che sembrava incinta di cinque mesi“. Solo la prima ecografia cui la donna ha deciso di sottoporre la figlia ha rivelato una realtà ben più preoccupante: “I medici – racconta Ange – ci dissero che, seppur grande quanto un pallone da calcio, poteva trattarsi solo di una cisti ovarica, cosa per altro molto comune anche in ragazze della sua età”. Successive analisi hanno invece mostrato che in realtà si trattava di un tumore, manifestatosi nella sua forma più aggressiva.

L’importanza di raccontare

Dopo la diagnosi, Giovanna è stata subito sottoposta ad un delicato intervento chirurgico per l’asportazione all’ospedale di Melbourne. Un’operazione a cui sono seguiti alcuni cicli di chemioterapia. “La prima seduta – ricorda la madre – l’ha fatta il giorno del suo 15esimo compleanno. Era molto debole, ma abbiamo voluto festeggiare lo stesso. Per altro, dopo poco la sua pancia ha cominciato a crescere di nuovo, a causa di una seconda massa che nel frattempo si era formata”. Purtroppo il cancro era ormai troppo esteso: “Abbiamo fatto il possibile – chiude la lettera – , ma alla fine abbiamo scoperto che il cancro si era diffuso già ad altri organi vitali e non c’era più nulla da fare a soli 3 mesi dalla diagnosi“. Dalla morte della sua bambina, Ange si è dedicata mente e corpo a diverse iniziative di sensibilizzazione riguardo rischi e prevenzione legati al cancro ovarico, nonché alla raccolta fondi a favore della ricerca: “È molto importante per me raccontare la sua storia – dice -. Bisogna fare prevenzione perché generalmente quando viene scoperto il cancro ovarico è troppo tardi”.