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Sos da Alarm Phone: 8 migranti dispersi al largo della Libia

Migranti dispersi al largo della Libia

A bordo di un gommone in difficoltà, al largo delle coste libiche, ci sarebbero una ventina di migranti, tra cui donne e bambini.

Una nuova emergenza si registra nel Mediterraneo. L’allarme è stato lanciato da Alarm Phone, che intorno alle 6 di questa mattina ha ricevuto una telefonata disperata da un gommone in difficoltà al largo delle coste della Libia. A bordo, si apprende dall’Ansa, ci sarebbero circa venti migranti, tra cui anche donne e bambini. I naufraghi hanno riferito che otto persone sono cadute in mare e risultano al momento disperse. Il motore è guasto e l’imbarcazione di fortuna continua a imbarcare acqua. Alarm Phone ha annunciato che “le autorità di Tunisia, Malta e Italia sono state informate. A Tripoli nessuno è raggiungibile, non c’è da stupirsi: c’è una guerra in corso. Chiediamo immediato lancio di operazione Sar”. I portavoce della Ong Mediterranea Saving Human hanno lanciato un appello: “È necessario un intervento urgente per salvare queste persone”.

Migranti dispersi

Alan Kurdi, nessuno sbarco

Continua, nel frattempo, l’Odissea dei migranti a bordo della Alan Kurdi, la nave della Ong tedesca Sea Eye che, dopo essersi allontanata dalle acque di Lampedusa, ha fatto rotta verso Malta. La situazione a bordo dell’imbarcazione è stata definita “allarmante” dai portavoce della Ong, riporta Rai News. Il comandante delle operazioni, Jan Ribbeck, ha raccontato che i naufraghi “congelano, si bagnano ancora e ancora e naturalmente non possono cambiare i vestiti”. Preoccupa anche la mancanza d’acqua. Una donna di 24 anni ha accusato un malore, si apprende da un tweet di Sea Eye: “È stata evacuata dopo che ha perso conoscenza e le sue condizioni mediche sono peggiorate. La permanenza a bordo mette in seria difficoltà la salute delle persone soccorse. Hanno bisogno di sbarcare il prima possibile”.

La Ong ha annunciato una battaglia legale per denunciare il fermo forzato dei migranti, a cui è stato impedito di scendere in un porto sicuro. Il governo di Malta continua a negare lo sbarco. “Le convenzioni delle Nazioni Unite sui diritti umani regolano, tra le altre cose, il diritto alla libertà, alla sicurezza e all’integrità fisica. Queste leggi regolano anche gli obblighi di uno Stato per proteggere le famiglie”, ha commentato il portavoce dalla Sea Eye, Dominik Reisinger.