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Sri Lanka, moglie di uno dei kamikaze si fa esplodere con i 2 figli

Sri Lanka

Non appena ha visto la polizia, la moglie dell’attentatore ha fatto esplodere una bomba, uccidendo sé e i suoi due figli

Almeno 321 morti negli attentanti che hanno coinvolto lo Sri Lanka nella mattinata di Pasqua. L’Isis ha rivendicato gli attacchi, senza tuttavia fornire alcuna prova del suo coinvolgimento diretto. Le esplosioni sono state compiute in “rappresaglia” per la strage nelle moschee di Christchurch (Nuova Zelanda) del 15 marzo scorso in cui morirono 50 persone. Altri dieci sospetti sono stati arrestati in relazione agli attacchi contro chiese e hotel. Così salirebbe a 40 il numero delle persone arrestate da domenica.

Uno dei primi profili emersi dalle indagini è quello di Insan Seelawan, l’attentatore che si è fatto esplodere nell’hotel Shangri-La. Una volta che gli agenti hanno riconosciuto la sua identità sono andati nella sua abitazione, nella località di Dematagoda. Tuttavia, la perquisizione ha avuto un epilogo inaspettato e tragico.

Moglie del kamikaze

Negli attentati in Sri Lanka della domenica di Pasqua era coinvolta una famiglia intera di kamikaze. Non appena ha visto la polizia, la moglie dell’attentatore ha fatto esplodere una bomba, uccidendo sé e i suoi due figli. Ne ha dato notizia la polizia, citata dal sito cingalese Newsfirst. Anche il fratello del sospetto kamikaze, che la polizia ha tentato di catturare, ha fatto detonare una bomba. Con lui, sono rimasti uccisi tre agenti. Così informa Tpi.it.

La polizia cingalese è adesso al lavoro per ricostruire i dettagli su tutti gli altri terroristi che si sono fatti esplodere, provocando una vera e propria strage di cristiani, dove la minoranza cristiana è circa il 7,5% della popolazione.

Le autorità locali hanno già ammesso qualche responsabilità, parlando di “falle nel sistema di intelligence“. Pare infatti che i servizi segreti avessero segnalato con largo anticipo il grosso rischio di un attentato esplosivo in Sri Lanka.

Le indagini

Non si arrestano le polemiche sugli allarmi inascoltati. “Gli attacchi non sono stati un fallimento dei servizi segreti del Paese, ma una mancanza di circolazione interna delle informazioni a persone capaci di agire”, ha detto in un’intervista il ministro delle Riforme economiche e della distribuzione pubblica dello Sri Lanka Harsha De Silva. “C’è stato un colossale fallimento nella comunicazione dell’intelligence alle persone giuste che avrebbero potuto prendere misure per impedire almeno in parte quello che è successo”, ha proseguito ai microfoni della CNN.

“Avevano informazioni, stavano collaborando con agenzie di intelligence locali e straniere e noi abbiamo ricevuto informazioni dall’estero che qualcosa di terribile sarebbe successo”, ha detto ancora De Silva. “Un promemoria era stato inviato al Ministero della Difesa che lo indirizzò poi all’Ispettore Generale della Polizia. E ‘stato un fallimento di attuazione di ciò che doveva essere attuato. Quindi, la domanda è perché non è stato fatto”, conclude.