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Russia, 12enne racconta ai compagni: "Ho mangiato carne umana"

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Valeria e il fidanzato, il 22enne Arkady Zverev, hanno ucciso Alexander Popovich e lo hanno fatto a pezzi con un'ascia.

Choc in Russia, dove è stata chiesta l’espulsione dalla scuola di una 12enne, chiamata Valeria, per aver raccontato ai propri compagni di classe di aver mangiato carne umana insieme al suo fidanzato. “Dopo un mese in questa scuola, ha iniziato a raccontare ai nostri figli i dettagli di quello che è successo, ha parlato del gusto del cervello umano”, hanno riferito i genitori, si apprende da Fanpage. Una mamma ha aggiunto: “Mio figlio ha paura di andare a scuola dopo aver parlato con questa ragazza. Chiediamo che venga allontanata da qui e trasferita”. I genitori hanno inoltre minacciato l’istituto di tenere a casa i propri figli finché il preside non prenderà provvedimenti.

Omicidio e cannibalismo

Il fidanzato a cui Valeria ha fatto riferimento è Arkady Zverev, un 22enne accusato di pedofilia, omicidio e cannibalismo. Prima di poter essere giudicato davanti a un tribunale, il ragazzo è deceduto. La 12enne, non avendo l’età per affrontare il processo, è stata invece trasferita in un orfanotrofio. Proprio la direttrice della struttura, Antonina Tsibulevskaya, ha difeso Valeria affermando che sarebbero stati i compagni di classe ad avvicinarsi a lei e a chiederle di raccontare gli episodi di cannibalismo.

Arkady Zverev

“Il cervello è troppo dolce”

La vittima di cui Valeria e Arkady si sarebbero cibati è il 21enne Alexander Popovich, ucciso nell’ottobre del 2018 a Novinka Village, a un centinaio di chilometri da San Pietroburgo. Il ragazzo ha ammesso davanti agli inquirenti di avergli cavato un occhio e di averlo mangiato, dopo averlo bollito. La testa mozzata di Alexander, invece, sarebbe stata messa in microonde per circa tre minuti prima di assaggiarla. Il suo racconto è stato confermato dalla 12enne, che ha raccontato alla polizia di aver trovato il cervello “troppo dolce” per i suoi gusti. La coppia avrebbe inoltre mozzato le braccia della vittima con un’ascia.