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Pakistan, spose bambine: approvata legge in difesa dei diritti umani

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La riforma, approvata dal Senato e osteggiata dai senatori islamisti, si trova al vaglio dell'Assemblea nazionale.

Svolta dei diritti civili in Pakistan. Il 29 aprile 2019 il Senato ha approvato una legge che sancirebbe il divieto di contrarre il matrimonio al di sotto dei 18 anni di età. Il Paese segue la scia di altri Stati musulmani come Turchia, Egitto e Bangladesh e approva una riforma per mesi criticata dai fondamentalisti. La legge, che, secondo il Senato, “ridurrà il rischio del matrimonio infantile” e “salverà la donna dallo sfruttamento”, è stata proposta dalla senatrice Sherry Rehman.

La riforma

La legge, per certi versi rivoluzionaria in Pakistan, prevede un innalzamento dell’età per contrarre il matrimonio dai 16 ai 18 anni. Chi contravverrà alla legge potrà essere punito con la reclusione (fino a 3 anni di carcere) o con una multa che potrà arrivare alle 100mila rupie (630 euro).

La riforma è stata fermamente osteggiata da diversi senatori, in gran parte islamisti, che hanno affermato quanto la norma sia in contrasto con il messaggio del Corano. Il testo sacro prevede il matrimonio già nei primi anni dell’adolescenza. Gli oppositori hanno giurato che si batteranno contro l’approvazione da parte dell’Assemblea nazionale, cui spetterà l’ultima parola.

La legge è passata con 104 voti a favore e 5 contrari, anche grazie all’astensione del partito di governo il Pakistan Tehreek-e-Insaf.

La proposta di legge avanzata dalla senatrice Sherry Rehman (già al centro delle polemiche, in passato, per la sua posizione contraria alla legge antiblasfemia) sancirebbe l’intensificazione della lotta alla pratica delle cosiddette “spose bambine“, ragazzine costrette a contrarre il matrimonio (spesso con uomini molto più grandi) durante la pubertà, spesso in tenera età.