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La storia di Israa, 20enne yazida schiava sessuale dell'Isis

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Per festeggiare la fine della prigionia, la giovane ha in seguito bruciato il suo niqab tra gli applausi delle soldatesse dell'esercito curdo.

La giovane Israa è finalmente libera, dopo anni passati prigioniera dei miliziani dell’Isis che la utilizzavano come schiava sessuale. Una storia comune a tante altre donne, sue coetanee, di religione yazida. Israa, di soli vent’anni, è scappata dal villaggio siriano di Baghouzultima roccaforte dello Stato Islamico – e le prime parole rivolte nei confronti dei suoi aguzzini sono state: “Vorrei tanto averli qui davanti a me per dare fuoco all’Isis, proprio come ho fatto coi miei vestiti e il niqab”.

Il niqab dato alle fiamme

Subito dopo aver pronunciato la frase, Israa, assieme alla 21enne Adiba Murad, ha bruciato davanti alle telecamere il velo che era costretta ad indossare durante la prigionia. Un gesto fortemente simbolico, accompagnato dagli applausi delle altre donne presenti; tutte soldatesse dello Women’s Protection Units, unità facente parte delle forze di difesa curde.

Intervistata da un’emittente televisiva curda, la giovane Israa ha in seguito ricordato le sofferenze passate con gli uomini dell’Isis a cui era stata venduta: “Mi dicevano: ‘Non uscire così, senza velo, non farti vedere dagli uomini così’. Ma ogni volta che mi lasciavano da sola, io lo toglievo. Ora l’ho tolto definitivamente e l’ho bruciato. È finita, grazie a Dio. Vorrei portare qui i combattenti dell’Isis e bruciarli, come ho fatto con i miei vestiti”.

Una storia molti simile a quella dell’attivista Nadia Murad, anch’essa yazida prigioniera dello Stato Islamico, che nel 2018 ha vinto il Premio Nobel per la Pace proprio per la sua opera di testimonianza.

Il dramma della comunità yazida

La storia degli yazidi nel contesto della guerra civile siriana è stata una di quelle che più ha animato il dibattito pubblico occidentale. Considerati adoratori del diavolo da parte dei miliziani jihadisti, migliaia di uomini sono stati barbaramente uccisi e tumulati in fosse comuni, mentre quasi 6.500 donne e bambini sono stati venduti come schiavi. Lo yazidismo è infatti una fede religiosa preislamica diffusa nelle regioni settentrionali dell’Iraq, da sempre ritenuta eretica dalle frange dell’islam più ortodosso.