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Il monaco che vive da solo su una roccia a 40 metri d'altezza

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Il Katskhi Pillar è conosciuto anche come “Pilastro della vita”: dal 1993 il monaco Maxime Qavtaradze ne ha fatto la sua dimora.

Le storie che raccontano di persone che decidono di vivere una vita solitaria, lontana dal mondo, sono quelle che più affascinano chi le ascolta. Probabilmente è perchè si tratta di una scelta molto lontana dal pensiero comune. Un gesto così estremo è stato fatto da un monaco georgiano che da 26 anni vive in totale solitudine in cima ad un gigantesco scoglio in Georgia, il Katskhi Pillar.

Il pilastro si trova nella regione georgiana occidentale di Imereti, all’interno di un minuscolo villaggio che ospita la colonna di Katshki. Si tratta di un’enorme colonna di calcare naturale che si innalza per 130 piedi (circa 40 metri). Arroccati sulla cima ci sono una chiesa e tre celle eremite, accessibili solo salendo una scala di acciaio precaria.

La roccia fu usata dagli Stiliti almeno dal IX secolo fino all’invasione ottomana nel XV secolo. Gli Stiliti sono un gruppo di asceti cristiani che hanno scelto di seguire l’esempio di Simeone Stilita il Vecchio, trascorrendo le loro giornate in piena solitudine in cima a pilastri per essere spiritualmente più vicini a Dio. Nel 1993, la tradizione dello stile di Katskhi fu rianimata da un monaco di nome Maxime Qavtaradze. Da allora la roccia è diventata la sua dimora spirituale.

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Miglior modo per connettersi a Dio

In una rara intervista del 2013, Qavtaradze ha detto al fotografo Amos Chapple (CNN) che prendere la decisione di vivere a Katshki Pillar è stato il risultato di un cambiamento necessario nella sua vita personale. Stando a quanto riportato dal sito thevintagenews.com, il monaco ha spiegato che dopo essere uscito di prigione, ha sentito che il modo migliore per connettersi con Dio e liberarsi del male era quello di meditare sul pilastro Kayshki.

“È qui, nel silenzio, che puoi sentire la presenza di Dio”, afferma Qavtaradze. Per lui, vivere in isolamento è il modo giusto per stabilire una connessione genuina e ininterrotta con Dio. Importante sottolineare come il monaco scenda periodicamente dal pilastro per pregare insieme agli uomini che vivono nel monastero ai piedi della roccia.

Inoltre, proprio coloro che vivono nel monastero aiutano Qavtaradze fornendo cibo e altre provviste al monaco tramite un argano. Il monaco eremita non ha rimpianti per aver deciso di vivere la sua vita in isolamento: continuerà a farlo fino a quando il suo corpo non lo abbandonerà.