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Parlamento Ue, David Sassoli eletto presidente

Sassoli presidente

L'europarlamentare del Pd, candidato di Socialisti e democratici, è stato eletto presidente alla seconda votazione con 345 voti.

Fumata bianca per David Sassoli, nuovo presidente del Parlamento europeo dopo il no della prima votazione. Il candidato dei Socialisti e democratici è stato eletto durante la seduta plenaria e la notizia è stata diffusa in Italia dal deputato dem Emanuele Fiano, a Montecitorio. L’eurodeputato del Partito democratico, che vanta dieci anni in Aula a Strasburgo, ha ottenuto 345 preferenze. Una vittoria non solo per i dem ma anche per l’Italia, che dopo Antonio Tajani, si aggiudica il secondo mandato consecutivo al vertice dell’Europarlamento. Sassoli, nel suo discorso di ringraziamento, si è voluto rivolgere proprio al presidente uscente, in un elogio “per l’impegno e il lavoro svolto in questa istituzione”.

Durante la mattinata, in occasione della prima votazione, Sassoli aveva mancato l’obiettivo per soli sette voti.

Il discorso di Sassoli

Non nasconde la commozione il neo eletto presidente del Parlamento Ue. Nel discorso, citato da Tgcom24, Sassoli ha esordito: “Tutti voi capirete la mia emozione in questo momento, nell’assumere la presidenza del Parlamento”. Un pensiero anche alla componente femminile dell’istituzione europea: “Voglio dare il benvenuto anche alle donne che rappresentano il 40% di tutti noi. È un buon risultato, ma noi vogliamo di più”.

Tra gli obiettivi del neo eletto presidente c’è anche “recuperare lo spirito dei padri fondatori, coniugare la crescita, la protezione sociale e il rispetto dell’ambiente, rilanciare gli investimenti sostenibili”. In riferimento all’ondata sovranista ed euroscettica, Sassoli ha aggiunto che “in questi mesi, in troppi hanno scommesso sul declino di questo progetto, alimentando divisioni e conflitti che pensavamo essere un triste ricordo della nostra storia. I cittadini hanno dimostrato, invece, di credere ancora in questo straordinario percorso, l’unico in grado di dare risposte alle sfide globali che abbiamo davanti a noi. Non siamo un incidente della storia, ma i figli e i nipoti di coloro che sono riusciti a trovare l’antidoto a quella degenerazione nazionalista che ha avvelenato la nostra storia. Se siamo europei è anche perché siamo innamorati dei nostri Paesi”. Per questo “le istituzioni europee hanno la necessità di ripensarsi e di non essere considerate un intralcio alla costruzione di un’Europa più unita”.