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Cina, il governo chiede agli USA di non vendere armi a Taiwan

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"Taiwan continuerà a rafforzare la sua partnership di sicurezza con gli Stati Uniti per la sicurezza regionale e la stabilità"

Non si placa il duello a distanza tra i due colossi mondiali Cina e Stati Uniti. Dopo il dibattito sui dazi commerciali, è tempo di parlare di armi. Pechino insorge e chiede di smetterla con la vendita di armi a Taiwan.

La richiesta di Pechino

Il dipartimento di Stato americano, definito quindi come un organo di governo e non legislativo, ha approvato la vendita di armi a Taiwan per un valore di 2,2 miliardi di dollari. A renderlo noto, il Pentagono, secondo cui al Congresso è stata notificata la decisione di approvare la vendita di armi, tra cui 250 missili, carri armati e tecnologia di guerra. La vendita secondo gli USA servirà a Taiwan per affrontare le minacce attuali e future e per migliorare la sicurezza.

Il ministero degli Esteri cinese aveva criticato l’intenzione degli Stati Uniti di vendere armi a Taiwan. Una provincia che Pechino considera “ribelle”.

Il portavoce dell’ufficio presidenziale di Taiwan, Xavier Chang ha commentato: “Taiwan accelererà gli investimenti nella difesa nazionale e continuerà a rafforzare la sua partnership di sicurezza con gli Stati Uniti per la sicurezza regionale e la stabilità.

Non si è di certo fatta attendere la reazione di Pechino: la Cina ha chiesto agli Stati Uniti di “annullare immediatamente” il progetto di vendita di armi a Taiwan. A renderlo noto il portavoce del ministero degli Esteri cinese Geng Shuang.

Un eterno dibattito

Lo scorso 10 Maggio 2019 è entrato in vigore l’innalzamento delle tariffe di Cina e Stati Uniti, annunciato da Washington prima e in rappresaglia da Pechino il 13 maggio. La Cina ha confermato l’imposizione di tariffe dal 10% al 25% su 60 miliardi di dollari di merci made in Usa mentre contemporaneamente scattano le tariffe decise dagli Stati Uniti al 25% su 200 miliardi di dollari di merci made in China.